Firenze, lavoratori dei musei a rischio. "Mai arrivati i ristori all’azienda"

Trecento dipendenti di Opera Laboratori da un anno in cassa integrazione a 500-600 euro al mese. L’allarme della Rsu e dei sindacati, che chiedono l’apertura di un tavolo al ministero della cultura

Allarme per il futuro dei lavoratori di Opera Laboratori

Allarme per il futuro dei lavoratori di Opera Laboratori

Firenze, 6 marzo 2021 - Da una parte le aperture a singhiozzo, dall’altra il mancato arrivo dei ristori. Un mix che è diventato drammatico per i lavoratori di Opera Laboratori, l’azienda che ha in appalto i cosiddetti servizi aggiuntivi dei musei statali. Che poi non sono mica tanto “aggiuntivi“, visto che si tratta di incarichi fondamentali come la biglietteria o l’accoglienza dei visitatori di Uffizi o Accademia. Fatto sta che i trecento dipendenti, che in alta stagione diventano mille, si trovano in una situazione sempre più insostenibile, da mesi in cassa integrazione. E’ questo l’allarme lanciato ieri dalla Rsu, Filcams Cgil e UilTucs durante un sit-in con i lavoratori di Opera nel piazzale degli Uffizi. "Le riaperture sono state utili, spesso, per fare qualche passerella – hanno detto –. Poi però c’è la realtà e la fortissima sofferenza di chi vive da un anno in cassa integrazione a 500-600 euro al mese, a seconda dei contratti".

Il grido di dolore è doppio: nell’immediato per la difficoltà di arrivare a fine mese, in prospettiva per il timore che l’azienda sia costretta a chiudere o licenziare: "Ci sono i ritardi della cassa integrazione e le aperture a singhiozzo che sono servite a poco – spiegano ancora la Filcams Cgil e la UilTucs – perché il turismo è in piena crisi. Ed è qui che entrano in gioco i ristori, quelli che in questo anno di chiusura la nostra azienda non ha ricevuto dallo Stato. Ecco perchè siamo preoccupati: sappiamo di non essere gli unici a fare i conti con le decurtazioni imposte dalla Cig, tuttavia vorremmo traghettare in sicurezza i lavoratori e porre l’attenzione sulla gestione dei musei: senza i lavoratori privati i musei di Firenze stanno chiusi".

Da qui la richiesta di una presa di posizione dei direttori e del Comune. Ma prima di tutto un appello al Ministero dei beni culturali e al direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, a cui è stata inviata una lettera, facendo il punto sul profondo disagio dei lavoratori.

Senza di loro i musei statali della città non si potrebbero aprire: Galleria degli Uffizi, Accademia, Palazzo Pitti, Bargello, Museo di San Marco, Cappelle Medice, Archeologico, per citare i maggiori. Eppure, in assenza di interventi, dicono i sindacati, "non è remota l’ipotesi che Opera possa chiudere entro l’anno, lasciando a casa i 300 lavoratori. "Siamo uomini e donne che da anni lavorano nel settore dei Beni Culturali e che ora, a causa del disimpegno dello Stato, del Ministero e dei direttori Museali, rischiano il posto di lavoro dopo mesi di Cassa integrazione e di enormi sacrifici", hanno detto durante il sit-in. I sindacati chiedono a Ministero, Comune di Firenze e direttori dei musei un tavolo per affrontare la questione. "Sarebbe importante per noi avere rassicurazioni - scrive al ministro Franceschini la Rsu di Opera Laboratori –, per scongiurare ripercussioni sui livelli retributivi e occupazionali che altrimenti ci vedrebbero determinati a proclamare lo stato di agitazione in tutti i musei".  

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