di Stefano Brogioni
FIRENZE
La prima volta. Sara Funaro e Rocco Commisso non si erano mai incontrati in Palazzo Vecchio, da quando la nuova sindaca occupa la sala di Clemente VII. Eccolo, allora, l’appuntamento sull’agenda: domani, il patron viola e la prima cittadina si stringeranno la mano.
E, immaginiamo, che ci sia poco spazio per i convenevoli, vista l’urgenza di sciogliere molti nodi inerenti lo stadio.
Le perplessità del club viola restano quelle messe nero su bianco nel ricorso in tribunale, o ribadite pochi giorni fa dal patron viola in un’intervista: anche se i giudici hanno dato ragione a Palazzo Vecchio, sulla strada intrapresa e sull’utilizzo dei fondi Pnrr per il restyling dell’Artemio Franchi, la società è perplessa dal presente e più che altro dal futuro.
Ovvero dall’attuale condizione dello stadio-cantiere, dalla capienza quasi dimezzata e dal colpo d’occhio poco appagante, e soprattutto sulla mancanza del cronoprogramma dei lavori.
La società viola - che all’incontro in Palazzo Vecchio sarà rappresentata anche dal suo direttore generale Alessandro Ferrari - non ha in mano alcuna documentazione sulla fase esecutiva dei lavori, iniziati la scorsa primavera. Dettaglio tutt’altro che secondario, visto che gli introiti da stadio sono una componente del business viola e tutto questo si lega anche la programmazione, sportiva e non, per le prossime stagioni.
Funaro ha ricevuto dal suo predecessore Dario Nardella un’eredità pesantissima sul Franchi. Prima della fine del mandato, l’allora sindaco annunciò alla Fiorentina e ai suoi tifosi che la squadra non avrebbe dovuto traslocare, anche se la convivenza tra partite e ruspe avrebbe - inevitabilmente - allungato i tempi. Già, ma di quanto? Una domanda che sta a cuore anche all’ex primo cittadino di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, che nei giorni scorsi ha amplificato le perplessità del club sulla durata dei lavori con un’interrogazione in cui fa espresso riferimento a questo cronoprogramma.
Sullo sfondo, quasi come uno spauracchio, resta il Padovani, lo stadio del rugby che con qualche implementazione e soprattutto con alcuni milioni in più potrebbe ospitare anche partite di calcio di serie A. Soluzione manifestatamente sgradita alla Fiorentina, ma che potrebbe tornare in campo qualora le lavorazioni previste nel cantiere nel corso della prossima stagione abbassino ulteriormente l’attuale capienza o addirittura, contrariamente alle promesse, per un determinato periodo sia impossibile giocare a cantiere aperto.
Oltre che non avere il beneplacito della società, la prospettiva Padovani ha un altro grosso neo: per adeguarlo agli standard del calcio professionistico, servono ulteriori soldi, che in questo momento non sono nelle casse di Palazzo Vecchio.
La sindaca proverà nuovamente a “convincere“ Commisso a “credere“ nel Padovani?
E per il Franchi? I fondi pubblici ottenuti sinora da Palazzo Vecchio non coprono l’intero restyling. Ma anche su questo punto, Commisso è stato perentorio: "L’idea che io partecipi alla ristrutturazione del Franchi è accantonata, ci pensi il Comune. Purtroppo se non saranno rispettati i tempi a subirne le conseguenze saranno i tifosi e la Fiorentina".