L’addio alle vittime del crollo. La doppia preghiera dell’imam: "Il profitto conta, la vita di più"

L’estremo saluto in arabo e italiano ai tre operai marocchini. "Cambiamo la cultura del lavoro". L’avvocato: "Le indagini sono importanti, ma la priorità deve andare all’aiuto alle famiglie".

Commozione, ma anche momenti di riflessione ieri alle Cappelle del Commiato di Careggi durante le esequie delle ultime tre vittime del crollo di via Mariti, i tre operai marocchini Mohamed El Ferhane, 24 anni, Taoufik Haidar, 45, e Bouzekri Rachimi, 56. Per Mohamed e Bouzekri è stata scelta una cerimonia chiusa, mentre per Taoufik il rito è stato pubblico. Circa venticinque i cari delle vittime che hanno potuto essere presenti. Ma ci sarà probabilmente un altro rito funebre al rientro dei feretri in Marocco che dovrebbe avvenire oggi.

Davanti alle bare, coperte anche dalla bandiera rossa del Marocco, l’imam Izzedin Elzir recita una doppia preghiera, in arabo e in italiano. "Abbiamo celebrato la preghiera del defunto secondo il rito islamico e abbiamo salutato le salme – spiega l’imam – ora i familiari sono un po’ più sollevati perché hanno riavuto i loro cari. Verranno portati a casa, uno nel Bolognese, gli altrid due nel Bergamasco, poi torneranno in Marocco. Lì i familiari potranno ripetere il rito religioso se lo decideranno, sennò saranno portati in cimitero". "Certamente – aggiunge poi l’Imam – in questa occasione il mio invito è a cambiare la nostra cultura del lavoro dove si deve mettere al centro l’essere umano, non il profitto; capisco che il guadagno sia importante, ma la vita umana lo è di più. Abbiamo bisogno di una cultura nuova sul lavoro e di una legislazione nuova che garantisca la sicurezza e la vita delle persone, perché ognuno di noi quando si sveglia la mattina e va a lavorare, lo fa per migliorare la vita e non per toglierla". Izzedin Elzir ha poi sottolineato che "i nostri tre fratelli saranno ricordati nelle nostre preghiere, delle vite che si spezzano così non si dimenticano", specialmente durante il periodo del Ramadan che comincerà dal tramonto del 10 marzo.

Impossibile nell’ora del dolore non parlare di sicurezza e dignità del lavoro. E l’imam, incalzato a commentare la vicenda dei tre lavoratori egiziani costretti al caporalato che aveva denunciato alla stampa, ha aggiunto: "non so se la magistratura ci stia lavorando, il mio dovere era denunciare ciò che ho sentito da queste persone che lavorano e invece di guadagnare loro fanno guadagnare chi non lavora".

Al dolore delle famiglie, alla loro rabbia, si aggiunge il problema di sopravvivenza di chi ha perso anche l’unica fonte di sostentamento. L’avvocato delle famiglie Alessandro Taddia ha sottolineato come nel racconto ci si concentri molto sul crollo della trave, ma sarebbe necessario aiutare innanzitutto le famiglie. "Il marito dava un sostegno a moglie e figli in Marocco. Tanti sacrifici, tutto quello che loro guadagnavano lo mandavano a casa e qui sopravvivevano malamente". "La Regione Toscana ha fatto una cosa bellissima – ha aggiunto – un contributo a fondo perduto da 20 a 25mila euro a famiglia, a seconda del numero dei figli". Importante per le famiglie oltremare è riavere velocemente i corpi per le esequie: "Ecco perché abbiamo sollecitato le imprese e abbiamo finanziato tutta l’operazione senza aspettare che arrivino contributi". "Abbiamo sollecitato già l’azienda via pec – ha detto poi – ma ancora non ci ha risposto. La prossima settimana cercheremo di capire perché". Ma prima, ribadisce, viene il supporto ai familiari, anche con l’intervento di psicologi.

Carlo Casini