La Turandot al Maggio. E’ già da tutto esaurito

Domani alle 20 il maestro Zubin Mehta apre la programmazione lirica

La Turandot al Maggio. E’ già da tutto esaurito

La Turandot al Maggio. E’ già da tutto esaurito

Tutto esaurito, per una Turandot spettacolare. L’ultimo capolavoro di Puccini, nell’anno del centenario della morte, apre la programmazione lirica dell’86ª edizione del Festival del Maggio. Domani sera alle 20 sul podio della Sala Grande alla guida dell’Orchestra, del Coro e del Coro di voci bianche salirà Zubin Mehta che nel corso della sua carriera ha fatto di Turandot uno dei capisaldi del suo repertorio. Cinque le recite: 21, 24, 27, 30 aprile e 3 maggio. L’allestimento è uno degli spettacoli che più hanno segnato la storia operistica del Teatro ed è firmato dalla regia di Zhang Yimou, ripresa per l’occasione da Stefania Grazioli.

Fu proprio il maestro Mehta a scegliere il regista cinese per l’edizione fiorentina del 1997. Il successo fu tale da permettere, dopo lunghe trattative, di rappresentare l’opera in Cina dov’è ambientata, nella leggendaria Città Proibita di Pechino fino ad allora mai concessa per spettacoli dal vivo, in nove memorabili serate davanti a oltre 4000 persone per ogni singola recita. Anche le scene e i costumi di Gao Guangjian, Zeng Li, Huang Haiwei, Wang Yin, 1892 pezzi complessivi, furono celebratissimi. Che la si chiami Turandotte, come la "fiaba chinese teatrale tragicomica" di Carlo Gozzi da cui il libretto è tratto, oppure Turandò, con la ‘o’ stretta come si dice in Toscana, la storia della principessa di gelo che sfuggendo agli obblighi dinastici condanna alla pena capitale i pretendenti pietrificati davanti ai tre insidiosi enigmi è ancora oggi in grado di richiamare gli spettatori in massa, com’è accaduto in questa occasione. Il principe Calaf vince e dinanzi al disappunto di Turandot, le dà una possibilità: scoprire il proprio nome.

"Nessun dorma", a Pechino, e quest’aria si è tramutata nel tempo in una sorta di inno nazionale. Ma dinanzi al sacrificio della dolcissima Liù che si uccide per non rivelare il segreto, anche il cuore di Turandot si scioglie e si apre all’amore. La prima del 1926 alla Scala, un anno e mezzo dopo la morte di Puccini, vide Toscanini sul podio arrestarsi a metà del terz’atto dove la partitura era rimasta interrotta. Il finale di Franco Alfano conclude la recita fiorentina. Nel ruolo della principessa Olga Maslova, al suo debutto al Maggio. Calaf è interpretato dal tenore coreano Seok Jong Baek. Valeria Sepe è Liù; Simon Lim Timur, mentre Carlo Bosi è Altoum. Lodovico Filippo Ravizza, Lorenzo Martelli e Oronzo D’Urso sono Ping, Pang e Pong. La recita del 21 aprile in diretta su Rai Radio 3.

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