BARBARA BERTI
Cronaca

La prima volta di Marie-Aude Murail: "La famiglia? E’ chi ti ascolta"

La scrittrice francese stamani alla Giunti Odeon. "I figli di separati? Eroi, così come i genitori single"

La prima volta di Marie-Aude Murail: "La famiglia? E’ chi ti ascolta"

La prima volta di Marie-Aude Murail: "La famiglia? E’ chi ti ascolta"

"Mi appassionano le fratellanze e tutte le forme di famiglie ricomposte, scomposte, parentali, adottive, di accoglienza… Un giorno, mentre visitavo una classe di bimbi di 8-9 anni, alla domanda sulla famiglia, uno di loro mi rispose: ’La famiglia è gente che ti ascolta’. Credo riassuma bene il concetto". A dirlo è Marie-Aude Murail, una delle più importanti autrici per ragazzi, insignita del prestigioso ’Andersen International Award nel 2022’ a Firenze per la prima volta. E questa mattina (ore 11,30) sarà alla Giunti Odeon per il firmacopie della sua produzione, compreso ’Zombi’ (Giunti editore), il quarto e ultimo dei libri pubblicati in Italia della serie ’Sauvers & Fils’.

Come è nato il personaggio Sauveur Saint-Yves?

"Da un bisogno: vedevo intorno a me sempre più adolescenti e giovani che stavano malissimo e non sapevo come aiutarli. Mancano gli psicologi, le terapie sono spesso costose, di difficile accesso, ci sono anche molti pregiudizi riguardo a questa professione, tutti freni per curarsi. Ho voluto offrire loro uno psicologo di carta: un eroe che sdrammatizzasse il fatto di andare da uno psicologo".

La famiglia, o meglio le diverse famiglie, sono un tema ricorrente nei suoi romanzi. Perché?

"Sono una scrittrice comica. Lo humor ha come obiettivo alleggerire ogni forma di oppressione, di mettere in discussione il potere che gli altri hanno su di noi. Quali sono le fonti di oppressione per i bambini? I professori e i genitori. Quindi, la cosa più importante è far ridere della famiglia e della scuola. Ma, ridendo, interrogare seriamente i modelli e i sistemi che governano la nostra vita intima".

In Italia è accesso il dibattito sulle famiglie tradizionali e non: quale è il suo concetto di famiglia?

"Ho fatto il mio ingresso nella letteratura per l’infanzia negli anni ‘80 con una serie di libri che raccontano in prima persona le avventure di Emilien Pardini, un adolescente che vive da solo con sua madre single, ’Baby-sitter blues’. Nella zona di Parigi, in cui abitavo, vedevo che un bambino su due, tra gli amici di mio figlio, cresceva con genitori divorziati, in una famiglia monoparentale o in una ricomposta. Volevo dire a questi bambini (e ai genitori single) che sono dei veri eroi. La madre di Emilien non vuole dipendere da un uomo: durante un episodio della serie ha un bimbo da sola. Suo figlio, di 14 o 15 anni, talvolta è stanco dello spirito indipendente della madre e vorrebbe trovarle un fidanzato. Lui invece vuole sposare Martine-Marie, la sua amichetta saggia e molto cattolica e avere quattro figli con lei. È una fantasia romantica e rassicurante, nettamente più conservatrice delle scelte della madre. Alla fine della serie lei tornerà finalmente ad avere una relazione, con un uomo che non è padre di nessuno dei due figli. In fondo all’ultimo libro ho messo in rilievo una citazione dello scrittore Marcel Pagnol: ’Il padre è colui che ama’".

Quando ha iniziato a scrivere narrativa destinata ai ragazzi e quale è stata la molla che l’ha spinta a scegliere proprio i giovani come destinatari privilegiati dei suoi testi?

"Ho tenuto traccia dei miei primi scritti: una pseudo rivista che si chiamava ’Le Journal de Zip et Zop’. Avevo 12 anni e scrivevo per la mia sorellina. Il mio target era già molto chiaro, infatti, sulla copertina cartonata c’era scritto: ’Questo giornale è destinato ai lettori dagli 8 ai 12 anni’. Copriva una grande parte dello spettro della letteratura per ragazzi: un racconto di animali, una fiction poliziesca fortemente ispirata a Enid Blyton, un po’ di letteratura moralizzatrice con la vita del santo curato D’Ars, ricopiata dal mio libro di catechismo. Ai giovani aspiranti scrittori dico spesso che bisogna fare attenzione alla prima persona a cui si mostra ciò che si scrive, perché è la persona che ha il potere di incoraggiarci a continuare o di distruggerci duramente. Con mia sorellina, come primo e unico pubblico, ero in una botte di ferro".