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"La paga oraria sta funzionando Ma i colossi preferiscono il cottimo"

Andrea Pratovecchi, studente, rider e sindacalista di Nidil-Cgil: "La giornata dettata dall’algoritmo. Questo modello costringe il lavoratore a lottare contro il tempo per qualche spicciolo in più"

di Lisa Ciardi

FIRENZE

"Il modello adottato dalla maggior parte delle società costringe i rider a una continua corsa contro il tempo per qualche consegna in più. È un maccanismo che va cambiato, applicando l’accordo accettato da Just Eat e da pochi altri, un anno e mezzo fa". Andrea Pratovecchi, rider e sindacalista di Nidil Cgil spiega le difficoltà che i "ragazzi delle consegne" affrontano ogni giorno. Studente di 23 anni, è infatti impegnato in prima linea per i diritti di questi lavoratori che raccontano di guadagnare dai 5 euro a consegna a cifre minime di 1,302,50 euro. Come si è avvicinato a questo lavoro?

"Ho iniziato un paio di anni fa. Sono uno studente universitario, mi sto per laureare il economia e commercio e con le consegne sono riuscito a pagarmi le spese per la casa".

La giornata tipo di un rider?

"Chi è rider a tempo pieno accende l’applicazione appena si sveglia. Chi lo fa per arrotondare aspetta magari le ore di punta della sera. In ogni caso, l’algoritmo lo geolocalizza e dopo un’attesa variabile e non retribuita propone una consegna. Ovviamente si può decidere di accettarla o meno, ma in caso di rifiuto il ‘ranking’ del rider cala, il che significa che l’algoritmo preferirà altri colleghi a lui nelle chiamate successive". Quanto viene pagata una consegna?

"Se il rider ha un contratto di collaborazione o è un lavoratore autonomo non esiste un prezzo fisso. Ogni consegna viene proposta a una cifra che varia da città a città, ma anche in base all’orario e a parametri che non conosciamo, definiti dall’algoritmo. Alla fine, in un mese, lavorando in modo forsennato, si arriva a circa 1000 euro netti, ma la maggior parte fatica a raggiugere i 600".

È così per tutti?

"No. La Regione Toscana si è mossa molto, con i sindacati, per la tutela dei rider e alcune piattaforme, come Just Eat, hanno accettato di assumerli come dipendenti con il contratto della logistica. Anche Runner Pizza ha un accordo simile. Questo significa che il lavoratore viene pagato in base all’orario, come i corrieri, e non ha bisogno di correre per un ordine in più. Inoltre ha le ferie, la malattia, l’Inail, la disoccupazione… insomma i diritti fondamentali. È una formula che funziona e lo dimostra il fatto che Just Eat continui a lavorare senza problemi. Ma le altre società non ne vogliono saperne. Il tavolo di confronto c’è, noi cerchiamo di portarlo avanti, ma è fermo".

Come mai secondo lei?

"Il cottimo è comodo per le aziende perché scarica ogni problema sul lavoratore. Ma non è accettabile. I rischi sono drammatici e purtroppo evidenti. E poi c’è un altro problema".

Quale?

"Molti, per lavorare, prendono la partita Iva. Così devono pensare da soli anche a pagare tasse e contributi, mentre le società non hanno alcun onere. Tutto ricade sul lavoratore che però, a volte, non sa nemmeno bene quale procedura seguire. E il rischio, come hanno sancito varie sentenze, è che si operi di fatto anche una forma di evasione contributiva".