ANDREA SPINELLI
Cronaca

La musica ponte di pace. Asaf Avidan al Puccini

L’artista di Gerusalemme con il suo "Ichnology Solo Tour" domani a Firenze "Al momento gli israeliani sono sotto choc e provano timore per il futuro" .

La musica ponte di pace. Asaf Avidan al Puccini

È una raccolta delle immagini e delle allegorie che tracimano dalle sue canzoni quelle che Asaf Avidan squaderna domani (ore 21) al Puccini nella tappa fiorentina di un "Ichnology Solo Tour" che lo tiene sulla strada dall’estate. Fino al 2010, Asaf Avidan & The Mojos sono stati un fenomeno folk puramente israeliano. Poi "Reckoning song", scovata e remixata dal dj berlinese Wankelmut, ha imposto il musicista di Gerusalemme ad ogni latitudine. Un big bang che continua a propagare canzoni preziose come quelle dell’ultimo album "Anagnorisis", pubblicato in piena pandemia col pensiero ad Aristotele e il cuore alle caotiche risonanze dell’animo umano.

Asaf, per un israeliano è difficile, in questo momento, parlare di inclusione come fa lei nelle sue canzoni?

"Al momento gli israeliani sono sotto choc, devastati, e provano autentico timore per la propria sicurezza e per il futuro della loro terra. È quasi impossibile trovare empatia quando hai paura per la tua stessa sopravvivenza. Quando il mondo viene così sconvolto, infatti, tendiamo tutti a regredire verso la massima delle semplificazioni: bianco e nero, buono e cattivo. Vale per Israele dopo l’attacco subito, ma anche per i nostri tempi in generale".

Viviamo in un’epoca di crescente polarizzazione ed eccessiva semplificazione.

"Penso che l’arte, grazie alle sue qualità amorfe, possa aiutare a guardare la realtà nella sua complessità. Se l’arte può darci la possibilità di esplorare le nostre fragilità prima che si trasformino in rabbia, può anche offrirci l’opportunità di diventare più empatici, più umani e più inclusivi".

Crede che crescere in una famiglia di diplomatici abbia allargato la sua visione del mondo?

"Penso che aver girato il mondo già in tenera età, immergendomi in culture, etnie, religioni e lingue diverse, abbia alimentato in me un certo stupore verso l’idea che possano esistere differenziazioni in base a certi principi. Storicamente nessuna civiltà o nazione s’è sviluppata sottovuoto. Le nostre convinzioni, i nostri ideali, le nostre tradizioni, le nostre lingue, i nostri cibi, la nostra arte, le nostre idee politiche, nascono da un unico, enorme, flusso culturale in continua evoluzione: una rete connessa e vibrante".

Ha già raccolto le idee necessarie per metterti al lavoro sul suo ottavo album?

"Purtroppo, non lavoro così. Di solito scrivo l’intero album abbastanza velocemente, ma il processo precedente richiede tempo. Vivo, assorbo sentimenti, idee che quando minacciano di annegarmi, di sopraffarmi, mi provocano un dolore che posso lenire solo lasciandole uscire".

Altri lavori in corso?

“Nella ‘fattoria’ di famiglia sto creando un santuario per gli animali salvati dall’industria della carne e da altri abusi per offrirgli un luogo in cui vivere la loro vita in pace e dignità. Siamo già operativi, anche se ancora molto piccoli. Ho chiamato l’iniziativa ‘Different Pulses Sanctuary’ e la trovate su Instagram”.