La marcia dei ristoratori: "Il 18 maggio in queste condizioni nessuno di noi aprirà"

Gli imprenditori battono i pugni e annunciano: "Continueremo a manifestare fino a quando avremo voce"

La manifestazione dei ristoratori

La manifestazione dei ristoratori

Firenze, 12 maggio 2020 -  Sono scesi di nuovo in strada, intonando l’Inno nazionale italiano, i Ristoratori Toscana che, dopo aver consegnato 1.500 chiavi delle proprie attività al sindaco Nardella, hanno marciato da piazza Duomo fino ad arrivare fino a piazza della Signoria. Quasi mille imprenditori,  provenienti da tutta la Toscana, nonostante la pioggia hanno manifestato in segno di solidarietà ai colleghi di Milano e per ribadire le proprie richieste: tutela per i dipendenti in quando la maggior parte non ha ricevuto la cassa integrazione.

Ma i ristoratori chiedono anche linee guida per la ripartenza: secondo il gruppo di  si parla di date ma non viene fatto riferimento specifico al come e quindi alle modalità che dovranno essere rispettate per poter riaprire in tutta sicurezza. “L’unica regola certa  - spiega Pasquale Naccari, portavoce del gruppo Ristoratori Toscana  - è che hanno attributo ai titolari delle attività una responsabilità penale per l’eventuale contagio dei dipendenti. Qui c’è gente che muore di fame, che va tutti i giorni a fare la fila alla Caritas, non si può scherzare con la vita delle persone. E ripeto, assurdo aprire il 18 maggio in queste condizioni quando le linee guida ci verranno date venerdì. Non possiamo prenderci la responsabilità economica e sanitaria che sono del Governo”. Ma questa mattina i ristoratori, sciolti da partiti e associazioni di categoria, hanno manifestato anche per l’assenza dei sostegni “promessi” dalle istituzioni: “Tutte le nostre richieste  - proseguono  - presentate formalmente sono rimaste inascoltate e i sostegni previsti sono inadeguati e insufficienti. Continueremo a manifestare fino a quando avremo voce”. Tanti gli slogan che si rincorrono uno dopo l’altro: “I dipendenti sono la nostra famiglia” o anche “Basta chiacchiere, servono fatti” e “Non ci interessa quando aprire ma come”.    

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