La lunghezza di una storia scritta determina di solito la distinzione tra romanzo e racconto. Ma a volte ci si trova indecisi: è un romanzo breve o un racconto lungo? A classificare un testo è davvero solo la lunghezza? Distinguere e etichettare queste due forme di narrazione non è poi così importante, ma può essere interessante fare qualche riflessione. Forse l’unica vera distinzione tra romanzo e racconto riguarda la "sostanza" della storia: mentre il romanzo esplora un palazzo intero, il racconto si concentra su un’unica stanza. Di fronte ai racconti di Cechov ho molto spesso la sensazione di leggere un romanzo, anche se si tratta di un testo di 50, o 30, o anche 20 pagine. Ho cercato di capire come mai: non so, forse è una questione di atmosfere, di spessore narrativo, di complessità umana, di sviluppo della storia nel tempo… Ma chissà, forse quella sua "forza romanzesca" è dovuta a qualcosa di insondabile che non riuscirò mai a capire. Fatto sta che Cechov ha scritto circa 650 racconti, ma non ha quasi mai scritto romanzi, tranne un paio, brevi (soprattutto per un russo), uno dei quali s’intitola “Caccia tragica“, davvero bellissimo. Insomma, è come se Cechov non avesse avuto bisogno della "lunghezza" per scrutare l’animo umano, per raccontare i sentimenti, per essere "universale", proprio perché quella dimensione così complessa e articolata, quello spessore "romanzesco" poteva raggiungerlo con testi non lunghi, che mi permetto di definire appunto romanzi brevi. Anche il capolavoro di Silvio D’Arzo, "Casa d’altri" (35 pagine circa) ha questa forza romanzesca, mentre l’altro capolavoro breve, "Barthleby" di Melville, (100 pagine e oltre) lo definirei un racconto.
A che serve quello che sto dicendo? A nulla, a spingermi a parlare è solo la passione per la scrittura e per la letteratura. A decidere il numero di pagine di un testo letterario che stiamo scrivendo è spesso la storia stessa che stiamo cercando di raccontare. Non di rado mi è successo di cominciare a scrivere un racconto e di ritrovarmi tra le mani un romanzo di centinaia di pagine, o al contrario di cominciare un romanzo e vedere che dopo 30 pagine la storia mi imponeva la parola "fine". Possiamo anche dire che la lunghezza di un testo letterario non ha nulla a che vedere con il valore di un’opera o del suo autore, altrimenti il grande Cechov – appunto - non avrebbe lasciato quel solco profondo nella storia della letteratura.