La lettera esse come storie

Questo articolo esplora come le storie arrivano ai romanzieri, come se fossero in un Mondo Iperuranio in attesa di essere scoperte. L'autore racconta un aneddoto su Andrea Camilleri e come ha trovato l'ispirazione per una storia. La scrittura è un mistero, ma questo articolo offre una prospettiva interessante su come le storie arrivano ai romanzieri.

Diceva Alain Robbe-Grillet: "Credere che il romanziere abbia qualcosa da dire, e che cerchi poi come dirlo, rappresenta il più grave dei controsensi. Proprio questo ‘come’ costituisce infatti il suo oscuro progetto di scrittore, che sarà più tardi il vago contenuto del suo libro". Da dove arrivano le storie che vengono raccontate nei romanzi? Non ne ho idea. Ovviamente non cerco una risposta… cioè, la cerco ma so che non posso trovarla. Una cosa però è certa: le storie arrivano, vengono a cercarci.

È come se in una sorta di Mondo Iperuranio, tutte le storie possibili fossero da sempre a macerare dentro un immenso calderone oscuro, in attesa di scegliere di volta in volta lo scribacchino adatto a trarle fuori dal buio. Anche l’ossessione che ha spinto Dostoevskij a scrivere "L’idiota" posso leggerla come una di quelle storie nascoste che va a cercare l’autore capace di "dissotterrarla". Scrive il grande autore russo: "Da tempo mi tormentava un’idea, ma avevo paura di farne un romanzo, perché è un’idea troppo difficile e non ci sono preparato, anche se è estremamente seducente e la amo.

Quest’idea è raffigurare un uomo assolutamente buono. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, al giorno d’oggi soprattutto." Parla di un’idea, ma come mai gli è venuta in mente? Come mai voleva assolutamente scrivere quella storia, che poi ha scritto? Vi racconto un aneddoto. Nella primavera del 2017 mi arriva casa un libro stampato da una tipografia. È di Andrea Camilleri, s’intitola "Parla, ti ascolto", c’è una lettera: "Ho il piacere di farti avere questo libro che vorrei leggessero solo i miei amici".

Un romanzo che mi ha trascinato pagina dopo pagina fino alla fine. Quando vado a trovarlo a Roma, gli chiedo: "Come ti è arrivata questa storia?" Di fronte al verbo che ho usato, "arrivare", non batte ciglio, e mi racconta. Lui di solito dorme benissimo, ma quella sera non riusciva a prendere sonno… fino a che nella sua mente non è arrivata "quella" storia, e dopo un minuto si è addormentato come un bambino. La mattina dopo ha cominciato a scriverla. Insomma, lo dico ancora: la scrittura, questa sconosciuta.