
Una gita al mare organizzata dall’associazione Nuova Aurora
"La malattia mentale è una condanna. Una realtà che non abbiamo scelto ma che ci è capitata, ed è per tutta la vita". Il disturbo mentale è subdolo, si appropria delle fragilità di una persona minando le sue certezze e controllandone le emozioni. Ma il vero ostacolo, per chi vive con questo disturbo, è la mancanza di supporti adeguati.
"Il vero dramma di questa malattia è che non si può affrontare da soli, ed il sistema sanitario nazionale non sempre arriva dove dovrebbe, -spiega Francesco Casamassima, presidente SIP Toscana-. Manca il personale, non ci sono risorse né ambienti adeguati sufficienti alla gestione dei pazienti, specialmente giovani. Il fattore umano nelle patologie mentali è imprescindibile, ma se un medico psichiatrico va in pensione o in maternità non abbiamo con chi sostituirlo. Senza sostegno la salute mentale diventa una battaglia solitaria".
Le altre vittime di questa malattia, oltre ai pazienti, sono coloro che ne subiscono gli effetti. Questi sono i familiari, genitori che vedono cambiare il proprio mondo dal momento della diagnosi, che per qualcuno, è quello più difficile da affrontare. "La vita di una madre di un ragazzo affetto da qualunque tipo di disturbo mentale è segnata da un tumulto indescrivibile- racconta la madre di un ragazzo affetto da disturbi psicotici-. Io, dopo il liceo, ho capito che c’era qualcosa di più profondo nella difficoltà di mio figlio. All’inizio, credevo fosse semplice indolenza giovanile". Medici, psichiatri, psicologi, come spesso succede, avevano diagnosticato la patologia come una semplice fase passeggera, e le preoccupazioni frutto di un’eccessiva apprensione. "Poi è arrivata la doccia gelata. Una manifestazione comportamentale grave ci ha aperto gli occhi, era malattia mentale". Ad accompagnare un sentimento di terrore e sconforto c’è un momento di sollievo. "Capisci di non essere pazza, ti affidi a persone esperte, finalmente il problema di tuo figlio ha un nome e riconoscerlo è il primo passo per accettarlo".
La sua storia è simile a quella di molte altre madri, che individuano nel ricovero il momento della verità, quello in cui il paziente viene messo di fronte alla sua malattia, e per la prima volta si guarda allo specchio senza riconoscersi. "Il loro demone è grande, e da soli non possono gestirlo. La mente di un ragazzo è più fragile di quella degli altri e va tratta con delicatezza, perché tenderà sempre a non accettare di curarsi, di prendere le medicine, e di essere malato. Per questo serve una rete che lo sostenga". Questa rete sono i medici, gli psichiatri, ma non solo.
’Nuova Aurora’ è l’associazione di familiari che insieme affrontano i disturbi mentali dei loro figli, raccontando le proprie storie e fuggendo dall’isolamento e dalla depressione. "La vergogna e lo stigma rendono tutto più complicato -spiega un’altra mamma-. Non siamo educati a gestire situazioni improvvise e chi più di noi può comprendere questo dolore. Io devo supportare mio figlio senza farmi vedere troppo, affrontando il dolore solo un giorno alla volta -continua la madre-. Il tempo scorre diversamente per noi. Ma io non sono eterna, ed ho paura che senza il supporto di amici, volontari e personale medico esperto, lui possa rimanere solo". Questa non può essere una battaglia individuale, "perché da solo nessuno può sconfiggere il mostro del disturbo mentale".