REDAZIONE FIRENZE

La chiamata di Barducci: "Pd, sono mesi difficili. Vedo troppi personalismi e poca classe dirigente"

La chiamata di Barducci: "Pd, sono mesi difficili. Vedo troppi personalismi e poca classe dirigente"

di Ilaria Ulivelli

FIRENZE

Cosa succederebbe se il Pd perdesse Firenze?

"Non deve e non può succedere. Sarebbe un disastro che dobbiamo impedire".

Un "disastro". Non si nasconde Andrea Barducci, ex presidente della Provincia, ex sindaco ed assessore a Sesto Fiorentino con un cursus honorum che dal Pci l’ha portato ad abbracciare il Pd.

Barducci, come si evita il disastro?

"C’è bisogno di identificare di più e meglio il profilo programmatico (guardando anche all’area metropolitana) per definire una coalizione, per stringere alleanze con chi si pensa di poter fare un tratto di strada insieme".

Per vincere il centrosinistra deve’essere unito: ma come si riesce a mettere insieme Renzi e Conte?

"Le coalizioni le seleziona il programma. Ci si mette insieme per tante ragioni. Alle amministrative, in particolare, su un disegno e un’idea di città. Su questo ci si può trovare anche se a livello nazionale non c’è continuità".

Troppi slogan e personalismi?

"Nella politica di oggi trovo un eccesso di tatticismo e molta autoreferenzialità. Mi sembra un problema serio. Le cose più importanti si discutono in circoli ristretti, bisogna allargare la platea ai cittadini e favorire la partecipazione. E’ così che si è sempre alimentata la sinistra per vincere le battaglie politiche".

C’è un candidato ideale?

"Non vedo fuoriclasse all’orizzonte. Questo riguarda in generale la politica. E’ uno dei problemi seri".

Cioè?

"Non c’è una classe dirigente in grado di sbaragliare. Un problema che si ritrova un po’ da tutte le parti, nelle aziende, nei centri di cultura e del sapere, nella rappresentanza sociale... Bisogna tornare a plasmare classe dirigente, cosa che nessuno sta facendo".

Quindi come si può selezionare per scegliere il candidato sindaco?

"Credo potrebbe essere utile un passaggio di primarie. Aiuterebbero il Pd o la coalizione a selezionare un candidato riconosciuto dai più come quello giusto per poter sostenere la battaglia elettorale".

Ma non c’è convinzione sulle primarie...

"Non c’è contraddizione fra una saggia e utile attività delle strutture territoriali del partito e le primarie. Si può tenere insieme serenamente le due cose".

Cosa c’è da fare?

"Sarebbe salutare che il partito si rafforzasse sul territorio. Eliminare la base, le sue strutture, i circoli rende il partito molto fragile. E non in grado di intercettare sentimenti e orientamenti dell’elettorato sempre più difficilmente interpretabili nel contesto sociale".

La vicenda della Fondazione Cr Firenze è un sintomo o un caso?

"Non voglio fare invasioni di campo. Sono da rispettare le decisioni assunte da un ente privato. Ma in questi ultimi anni si è teorizzato il ritiro della politica ovunque, anche all’interno di aziende pubbliche o semipubbliche, consegnando l’ambito delle decisioni al management".

La politica deve riprendersi il suo ruolo di decisore.

"Le decisioni devono essere politiche. Di una politica buona e trasparente. Perché è un fatto di democrazia. Quando si consegnano le decisioni della comunità alle élite tecniche abbiamo già perso la partita".

Quindi serve una sterzata...

"Bisogna che la politica si riappropri di quegli spazi che ha abbandonato ormai da troppo tempo. E torni a essere il decisore". E i tecnici?

"La politica deve avvalersi assolutamente delle competenze tecniche che devono servire a mettere a terra le visioni, i progetti e le idee del decisiore politico".

Che mesi ci aspettano?

"Da osservatore, lungamente parte in causa, credo che saranno mesi intensi e difficilissimi ma che, senza manovre di palazzo o giochi tattici, possono restituire entusiasmo al popolo un po’ disperso e in disparte del centrosinistra. Che si spera in tanti vengano a votarci".

L’identità?

"Il tema è proprio questo. E il tempo non è più una variabile indipendente. Bisogna fare in fretta".

Si torna a parlare delle Province...

"Come diceva la mia insegnante di matematica del liceo, cvd: come volevasi dimostrare".