
La Buona Novella di Marcorè. Canzoni a teatro per De Andrè. Una lezione contro l’arroganza
Pasolini, Gaber, De André. Un fil rouge che portò Neri Marcorè a realizzare "Quello che non ho", spettacolo dedicato a Fabrizio De Andrè, realizzato con il regista e drammaturgo Giorgio Gallione, alcuni anni fa. Fu un grande successo. Ma il discorso non poteva essere chiuso. Così, sempre in coppia con Gallione, Marcorè torna sulle tracce di Faber con un altro lavoro di teatro canzone, per far rivivere sul palcoscenico "La Buona Novella", album pubblicato dal grande cantautore genovese nel 1970. In scena, col tutto esaurito, al Teatro Era di Pontedera oggi e domani, lo spettacolo arriva alla Pergola dal 20 al 25 febbraio. "La Buona Novella è un’opera polifonica - spiega Marcorè -, che mediante metafora e allegoria parla dell’arroganza del potere, il quale mal digerisce gli uomini troppo liberi di pensiero, intralcio per l’esercizio del potere stesso, sia esso familiare, religioso o politico. La spiritualità, intrinseca nel momento in cui si parla di Gesù e della Madonna, è però qui contemplata nella sua dimensione terrena, laddove “il più grande rivoluzionario della Storia” resta prima di tutto un uomo, con una fisicità che non lo rende diverso dai suoi simili. Eppure, nonostante i suoi limiti, ogni essere umano può compiere imprese straordinarie, ogni volta che si mette al servizio di un bene superiore, collettivo".
"La Buona Novella" è uno spettacolo pensato come una Sacra Rappresentazione contemporanea, che alterna e intreccia le canzoni di De André ai brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi cui lo stesso autore si è ispirato.
Prosa e musica, perciò, sono montati in una partitura coerente al percorso tracciato dall’autore nel disco del 1970, il suo primo concept album con partitura e testo composti per dar voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, un falegname, il popolo.
La versione teatrale percorre un doppio binario: da una parte, un’innata tendenza di De André a mettere in discussione tutto ciò che appare codificato, dogmatico o tradizionale; dall’altra parte, una sensibilità che gli fa preferire, tra le molte versioni dei Vangeli apocrifi, sempre la scelta più nobile, matura e ricca umanamente, alla ricerca di un racconto forse meno sacro, ma sempre profondamente morale.
"Con Giorgio Gallione, il regista al quale sono legato da una collaborazione ventennale - prosegue Marcorè -, dopo aver messo in scena Gaber e molti altri autori, decidemmo di intrecciare le canzoni e le riflessioni di De André con le invettive e il pensiero di Pasolini nello spettacolo “Quello che non ho“. L’impatto fu folgorante, tant’è che il cerchio immaginario non poteva che essere chiuso con una rappresentazione su De André o, per meglio dire, attraverso De André".
Con Rosanna Naddeo, arrangiamenti e direzione musicale Paolo Silvestri. Voce e chitarra Giua, voce, chitarra e percussioni Barbara Casini, violino e voce Anais Drago, pianoforte Francesco Negri, voce e fisarmonica Alessandra Abbondanza. Produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Carcano, Teatro della Toscana, Marche Teatro e Teatro Stabile di Genova.