
Kata, un rebus lungo un anno. La mamma di nuovo in piazza: "Cercate l’uomo del video"
di Chiara Ottaviani
"Io sento che mia figlia è viva e non smetterò mai di cercarla. Non voglio vendetta chiedo solo la verità"..
E’ passato un anno dalla scomparsa di Kataleya, la piccola peruviana che viveva nell’ex hotel Astor, e che dal 10 giugno scorso non ha più fatto ritorno a casa. In piazza Luigi Dallapiccola si è tenuta una manifestazione per non dimenticarla e spingere a continuare le ricerche, la piazza però era quasi vuota. Era presente la mamma di Kata, Katherine Alavrez Vasquez, con indosso una maglietta: "Sempre con te, sempre per te, ovunque e comunque kataleya". Parole che ha ripetuto ad una platea assente, nella speranza di essere ascoltata: "Non smettete di cercarla, vi prego, io so che è ancora viva e so che qualcuno sa, datemi almeno un indizio". Insieme a lei il nonno e la zia.
Non erano presenti invece il padre, al momento in carcere a Sollicciano, e i due zii entrambi indagati. A sostenere la mamma c’era invece Penelope, associazione Toscana a sostegno delle persone scomparse presidiata da Emanuele Zuccagnoli: "Kata deve rappresentare la purezza, non importa l’ambiente in cui era destinata a crescere, la sua è l’età dell’innocenza. Non vogliamo disdegno, vogliamo solo impegno".
A dare il suo supporto anche Eike Schmidt, rimasto in disparte ascoltando gli appelli della madre, alla quale ha rivolto poche ma significative parole: "Faremo di tutto per riportare Kata dalla sua mamma". A distanza di un anno le indagini per ritrovare la piccola non si sono fermate, è infatti emerso un nuovo video che riprende due uomini scendere le scale dell’hotel pochi secondi dopo Kata il giorno della scomparsa, la seguono all’interno, poi più nulla. "Io conoscevo uno dei due - racconta la mamma in lacrime - l’altro non lo avevo mai visto. Quando ho iniziato a cercare mia figlia lui mi ha guardata per un po’, poi è andato via". Dettagli che infittiscono il mistero ma che non sembrano avvicinare alla verità. Tante le domande anche su chi possa aver visto qualcosa, ma abbia scelto di non parlare: "C’erano altre persone, nessuno ha visto nulla?. Il clima di omertà non riguarda solo la comunità rumena ma anche quella peruviana e ecuadoriana, tutti sono rimasti in silenzio. Io non smetterò mai di lottare per riabbracciare la mia bambina, aiutatemi". l’appello della madre.