Via agli interrogatori nei vari filoni dell’inchiesta della Dda di Firenze. Domani, compariranno davanti al gip Nicola Verdiglione e Graziano Cantini, finiti entrambi in carcere, in esecuzione di un’ordinanza firmata dal giudice Anna Liguori, nell’inchiesta su intimidazioni e minacce che avrebbero permesso alla Cantini Marino di Vicchio di aggiudicarsi lavori e appalti grazie alla rinunce della concorrenza.
Stessa misura anche per Domenico Vitale e Nicola Chiefari, figure centrali dell’inchiesta: sono loro i più vicini al clan Gallace di Guardavalle, e sarebbero la loro, la "forza intimidratice" che stava costruendo un vero e proprio monopolio dell’impresa di Vicchio "infiltrata" dalla ’ndrangheta.
Il gip spiega che "l’acquisizione di questo monopolio di fatto è resa possibile dalla presenza di due grossi esponenti della criminalità calabrese, operanti in Toscana nel Valdarno da epoca risalente, che non si limitano a dare il proprio benestare ma altresì influiscono, con la forza intimidatrice della organizzazione criminale di appartenenza, in modo da determinare equilibri che fuoriescono da quelli normali del libero mercato, secondo una logica non concorrenziale bensì impositiva e di assoggettamento". Lo stesso giudice mette in luce "il rilevante compendio probatorio raccolto nel procedimento" che "evidenzia, al di là degli episodi clamorosi di intimidazione, un sodalizio tra gli indagati", "finalizzato ad acquisire il monopolio di attività economiche del settore in cui opera la Cantini Marino srl, strettamente collegata alla Figlinese Inerti srl, nonché (in maniera meno ‘scoperta’, dato lo spessore criminale dei suoi componenti) la Idrogeo srl (con la precisazione che rispetto a quest’ultima il quadro probatorio non può ritenersi esaustivo)".