IACOPO NATHAN
Cronaca

"Insulti antisemiti come nel nazismo" Cori Juve, l’ira del console d’Israele

Lo sfogo di Carrai: "Stiamo vedendo un pericolosissimo riaffiorare di questi sentimenti a livello trasversale"

di Iacopo Nathan

FIRENZE

"I viola non sono italiani, ma una massa di ebrei", il video sta già facendo il giro del web ed è visibile su TikTok, postato da un tifoso della Juventus nel settore ospiti dello stadio Franchi, durante la partita tra bianconeri e Fiorentina, sabato allo stadio Franchi.

Marco Carrai, console onorario di Israele per Toscana, Emilia e Lombardia, come si spiega questi gesti di inciviltà?

"Stiamo vedendo, nell’ultimo periodo, un pericolosissimo riaffiorare di sentimenti antisemiti a livello trasversale. Abbiamo visto dichiarazioni intollerabili e insostenibili anche dalla politica nell’ultimo periodo, sia per quanto riguarda l’antisemitismo che un sentimento antisionista e anti israeliano. Abbiamo visto scritte sui muri, post sui social, e adesso ha colpito anche il mondo dello sport".

E per quale motivo?

"Spesso, quando c’è in atto una crisi sociale, un conflitto su larga scala, o semplicemente di difficoltà, le persone usano il popolo ebraico e Israele come sfogo barbarico. Nelle crisi delle società sembra che non sia mai colpa della comunità ma di un altro, che è sempre "l’ebreo". Purtroppo il tutto nasce da una cultura antisemita che negli anni ha costruito la figura dell’ebreo cattivo, ed è un problema sociale che non può più essere tollerato. La storia ci insegna che solitamente questi comportamenti li ritroviamo all’inizio di un periodo di guerre o conflitti".

Da qui si arriva ai vergognosi cori di sabato.

"La cosa peggiore è che sono stati usati termini e modi di dire che solo il nazismo usava. Si parla di sterilizzare le madri per estirpare il popolo, una cosa vergognosa. Mi aspetto una presa di posizione veramente forte sia dalla politica che dalla Lega, perché certi comportamenti non si ripetano mai più, e questo genere di cose vengano cancellate per sempre dai nostri stadi e dalla nostra società. Servono delle punizioni esemplari, che facciano capire cosa si può dire e cosa non si può".

Come si combatte l’antisemitismo?

"L’antisemitismo si combatte con l’educazione, perché serve far capire in maniera rigida cosa si può e cosa non si può fare. Dobbiamo mettere paletti invalicabili, che traccino un confine e un insegnamento per la società. Certi comportamenti non possono più essere tollerati. Nessuno ne è immune – prosegue Carrai – , queste cose devono essere bloccate sul nascere, con pene esemplari. Adesso serve una fortissima educazione sociale, per evitare che la situazione si estenda ulteriormente".

Non è la prima volta che l’antisemitismo entra in uno stadio, come si spiega questo fenomeno?

"Negli anni ’80 c’erano gli sfottò sani, le prese in giro sportive. Adesso ci troviamo a vivere un momento socialmente difficile, che ha instillato nelle persone la rabbia. Quando ci troviamo di fronte a questo genere di crisi – riprende il console onorario di Israele – la società sfoga la sua rabbia dando la colpa a qualcuno, e troppo spesso viene data al popolo ebraico questa fantomatica colpa. Lo sport è uno dei luoghi dove si sfoga di più l’istinto, e quando c’è la rabbia, quella si manifesta".