
Dal caso Dell’Utri, al gelataio vicino ai fratelli Graviano, al recente fascicolo contro l’ex capo del Ros, Mario Mori. Dainelli: "Siano svelate tutte le trame".
"Come Associazione tra i familiari delle vittime della strage dei Georgofili, auspichiamo non una chiusura, ma la conclusione delle indagini con il rinvio a giudizio degli indagati, affidando al dibattimento la ricostruzione dei fatti e l’accertamento delle responsabilità, in particolare quelle di Dell’Utri, non fosse altro per gli elementi a suo carico già accertati in altre sentenze".
E’ quanto dichiara l’associazione dopo le parole del procuratore capo Filippo Spiezia che aveva dichiarato (come riportato dal Corriere Fiorentino) di voler chiudere entro il 2025 tutte le inchieste sulle stragi di cui si occupa da anni l’ufficio giudiziario di Firenze. "Ci sono troppi fascicoli aperti, da troppo tempo". In particolare quello contro Marcello Dell’Utri (indagato inizialmente anche Silvio Berlusconi, poi deceduto) già in fase di udienza preliminare (rinviata al 2025). L’ex braccio destro del Cavaliere è accusato di violazione della normativa antimafia e di trasferimento fraudolento di valori.
Un’indagine riguardava anche l’ex gelataio di Omegna, all’epoca fidato collaboratore dei fratelli Graviano (entrambi condannati nei processi per la strage dei Georgofili). Salvatore Baiardo è in carcere attualmente per favoreggiamento e calunnia aggravati dall’aver favorito Cosa nostra. L’inchiesta era stata coordinata dai procuratori aggiunti Luca Tescaroli (ora procuratore a Prato) e Luca Turco (appena andato in pensione).
Tra le indagini ancora aperte c’è quella della misteriosa biondina (per l’attentato di Milano in via Palestro). Durante una perquisizione ad Alcamo spuntarono foto di donna che assomigliavano all’identikit. Rimasta pendente anche l’indagine contro l’ex capo del Ros e del Sisde, il generale Mario Mori (recentemente assolto dal processo Stato-Mafia): è accusato di associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo" per non aver impedito le stragi in continente.
"Dalle parole del Procuratore, se correttamente riferite – sottolinea l’Associazione –, sembra emergere il rischio di una archiviazione che vanificherebbe il lavoro egregio condotto in questi anni dai magistrati Tescaroli e Turco che ci hanno fatto sperare di giungere alla completa verità sui fatti del ’93. Lo pretendiamo per i nostri morti – spiega il presidente Luigi Dainelli – ma anche nella convinzione che solo il completo svelamento delle trame che stanno dietro le stragi del biennio ’92-’93 sarebbe l’unico antidoto perché in futuro non si possano mai più ricreare le condizioni per un simile attacco alle istituzioni democratiche, considerato che, a dispetto del tempo trascorso, certi poteri e interessi sono ancora ben presenti e attivi, come dimostrano gli ostacoli che hanno costantemente cercato di impedire l’emergere della verità".