STEFANO BROGIONI
Cronaca

Inchiesta sulle stragi del 1993. L’Arma si smarca dalla Procura: "Mori ha dato lustro all’istituzione"

La nota del Comando generale dei carabinieri. I pm di Firenze: nostro dovere è completare tutte le verifiche. Slitta l’interrogatorio dell’ex capo del Ros, la presidente dell’Antimafia: non commentiamo indagini in corso.

La nuova indagine che investe il generale Mario Mori non smette di far discutere. Il comando generale dell’Arma dei carabinieri, con un intervento che ha pochi precedenti, manifesta "vicinanza nei confronti di un ufficiale che, con il suo servizio, ha reso lustro all’istituzione in Italia e all’estero, confidando che anche in questa circostanza riuscirà a dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati". Un comunicato che nonostante la premessa – "pieno rispetto del lavoro dell’Autorità Giudiziaria" – suona come un’ulteriore frattura con la Procura di Firenze che, nell’ambito dell’inchiesta sui mandanti esterni a Cosa Nostra che avrebbero beneficiato della situazione politica creatasi dalle stragi di Roma, Firenze e Milano del 1993, ha recapitato all’ex numero uno del Sisde un avviso a comparire con dentro le accuse di strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico.

Mori era convocato per oggi negli uffici di Novoli, ma tramite il suo legale, l’avvocato Basilio Milio – che lo ha difeso nel processo sulla “trattativa“, in cui Mori è stato assolto in Appello e definitivamente dalla Cassazione, dopo una condanna in primo grado a undici anni – ha fatto sapere che non potrà essere presente. L’interrogatorio avverrà in una delle date che il legale ha indicato ai magistrati.

La Procura fiorentina è da sempre nell’occhio del ciclone per questa inchiesta che ha avuto tra gli indagati, sino al giorno della sua morte, Silvio Berlusconi, e che ancora annovera Dell’Utri tra i presunti “mandanti occulti“ del progetto stragista della mafia. Ora, sul registro degli indagati c’è anche Mori, che secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe omesso di prendere iniziative su ciò che aveva appreso riguardo ai propositi sanguinari della mafia: il generale, secondo i pm fiorentini, avrebbe appreso nell’agosto del 1992 dal maresciallo Roberto Tempesta (a sua volta informato da Paolo Bellini), della volontà di Cosa Nostra di attentare al patrimonio artistico, nello specifico di colpire la Torre di Pisa. Un’ulteriore segnalazione sarebbe giunta a Mori da un colloquio investigativo con il pentito Angelo Siino, incontrato a Carinola il 25 giugno 1993.

Mori, 85 anni festeggiati nei giorni scorsi con l’avviso a comparire, già processato e assolto a Palermo dall’accusa di aver ‘trattato’ con la mafia e siglato un accordo con Bernardo Provenzano per far cessare le stragi ribatte punto per punto alle contestazioni. "Devo constatare che, evidentemente, certi inquirenti continuano a proporre altri teoremi, non paghi di 5 pronunce assolutorie e nemmeno della recente sentenza della Suprema Corte che, nell’aprile scorso, ha sconfessato radicalmente le loro tesi definendole interpretazioni storiografiche".

Ma il capo, Filippo Spiezia, difende l’ufficio e i tre pm – Luca Tescaroli, Luca Turco e Lorenzo Gestri – che hanno firmato assieme a lui l’avviso di garanzia a Mori.

"Il nostro dovere è completare tutte le verifiche sulle stragi continentali del 1993 per le quali sussiste la competenza della Procura di Firenze, che hanno imposto accertamenti", ha detto Spiezia, il quale aggiunge che "il nostro auspicio è di proseguire e terminare entro il 2024 questo lavoro con il massimo riserbo e grande attenzione al profilo delle garanzia delle persone coinvolte". Un’uscita che si è resa necessaria dopo che il governo ha letteralmente impallinato la Procura toscana: dal sottosegretario Alfredo Mantovano, che aveva incontrato Mori il giorno prima della sua uscita pubblica, passando per il ministro della Difesa Guido Crosetto. Il senatore forzista Maurizio Gasparri ha invitato il Guardasigilli Nordio a inviare gli ispettori a Firenze. "Il presidente della commissione parlamentare Antimafia non commenta indagini in corso", ha dichiarato invece Chiara Colosimo, Fratelli d’Italia. C’è distanza anche fra il lavoro della Procura fiorentina e quello di senatori e deputati.

I pm fiorentini battono ormai da anni la pista che porta a Berlusconi e ai suoi rapporti con il nonno di “Madre natura“ Graviano; la commissione parlamentare punta sulla pista del “rapporto ignorato“ su mafia e appalti quale concausa degli omicidi di Falcone e Borsellino.