Forteto, è finito l'incubo ma non il dolore

Il commento di Luigi Caroppo

Luigi Caroppo

Luigi Caroppo

Firenze, 24 dicembre 2017 - No, non accaadrà come tra la fine degli anni Settanta e metà degli Ottanta quando Rodolfo Fiesoli, capo setta della comunità del Forteto, fu prima arrestato e poi condannato per maltrattamenti e abusi su minori. Allora, nonostante l’inchiesta giudiziaria e la sentenza, Tribunale dei minori e una certa intellighenzia di sinistra continuarono ad evere fiducia in quell’uomo e nel suo clan. Ripresero gli affidamenti di minori e ripresero le visite di politici e di personaggi istituzionali al desco della comunità.

Come se niente fosse successo. No, stavolta non succederà di nuovo. Perché Giustizia è stata fatta. Anzi si poteva dire che aveva trionfato se la prescrizione non fosse intervenuta a salvare il braccio destro di Fiesoli, Luigi Goffredi. Un plauso a quei politici che in Regione si sono impegnati nelle commissioni d’inchiesta. Ora si faccia ancora più netto il solco tra comunità e cooperativa del Mugello.

E si aprano le porte nella prossima legislatura ad un’inchiesta parlamentare. Fiesoli ieri ha assoporato nuovamente cosa vuol dire non essere libero: è tornato in carcere. Come nel 1978. Lui la libertà l’ha negata ai tanti giovani finiti sotto le sue mani. Gli ha negato i sogni, la fantasia, la gioia. Li ha fatti piombare in un incubo mostruoso per anni. Ora la Giustizia della condanna definitiva potrà lenire a quei ragazzi, diventati adulti, quel dolore che si porteranno per sempre nell’anima.

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