
Enrico Rossi (Fotocronache Germogli)
Firenze, 24 aprile 2021 - Sull'emendamento della discordia, quello al centro dell'inchiesta antimafia in Toscana su un presunto giro di rifiuti tossici poi scaricati sul terreno, parla l'ex governatore Enrico Rossi. Presidente della Regione in carica all'epoca in cui, era il maggio 2020, l'emendamento che avrebbe favorito le concerie passò in consiglio regionale.
«Voglio capire cosa significa quell'emendamento perchè se costituisce un favore e riduce i controlli verso il sistema conciario di Santa Croce è stato un errore madornale e su questo il Pd deve subito aprire una discussione». Lo ha detto l'ex presidente della Toscana Enrico Rossi, intervenendo oggi a Telegranducato, in merito all'emendamento alla legge regionale in materia di scarichi industriali, votato il 26 maggio 2020 dal Consiglio regionale toscano, che per l'accusa avrebbe favorito le concerie di Santa Croce (Pisa) coinvolte nell'inchiesta della Dda di Firenze.
Rossi, dopo aver spiegato di non aver «partecipato in nessun modo alla preparazione di quell'emendamento», essendo impegnato nell'emergenza Covid, afferma: «Si tratta di capire se rispetto alle politiche che io ho sempre fatto di controllo e anche discussione e anche di aiuto, legale, verso il distretto di S.Croce affinchè si potesse produrre senza inquinare, si è passati a una sorta di permissivismo che contraddirebbe tutto ciò che è stato fatto finora dai tempi» dei suoi predecessori alla presidenza della Toscana, Vannino Chiti e Claudio Martini fino alle due legislature Rossi.
"Questo è il punto che il Pd deve chiarire. Cercherò di capire anche io cosa significa quell'emendamento: non sono ancora riuscito a farlo fino in fondo». Rispondendo a una domanda sul coinvolgimento delle indagini anche del suo più stretto collaboratore, Ledo Gori - capo di gabinetto quando era governatore, ruolo poi mantenuto fino alla revoca con l'attuale presidente Eugenio Giani - Rossi ha detto: «Confermo la mia fiducia personale nell'onestà del mio più stretto collaboratore e credo che le vicende e gli sviluppi giudiziari potranno fare anche su questo punto tutti i chiarimenti possibili».
Rossi ha anche ricordato di essere a sua volta indagato, in un'altra inchiesta, per aver superato il tetto di spesa per la campagna elettore del 2015, spiegando però che secondo i suoi commercialisti e i periti del tribunale «non è così»: «È legittimo chiedere contributi ai privati - ha spiegato - l'importante è che non ci sia un rapporto di dazione, di do ut des».