FIRENZE
Tredici anni. A scuola, all’insegnante di sostegno ed altri docenti, “confessò“ che sua mamma picchiava lui e sorellina. E’ nata così un’indagine, sul doppio binario della procura ordinaria e di quella dei minori.
Sfociata, al momento, in una misura cautelare nei confronti dei due genitori, ai quali è stato inizialmente ordinato l’allontamento dai due figli.
Ma non tutto è così chiaro. E soprattutto non è così semplice attuare un’ordinanza che di fatto divide una famiglia.
Così, anche i provvedimenti che sembrano doverosi, nascondono risvolti che finiscono per ritorcersi proprio chi dovrebbe essere tutelato. Una sorta di corto circuito giudiziario amministrativo che i legali della coppia stanno cercando di dipanare.
Intanto, l’allontanamento inizialmente disposto dal giudice è stato parzialmente corretto dai due tribunali interessati - il gip e il giudice minorile - perché la bimba più piccola dei due genitori indagati per maltrattamenti, in seguito alla separazione dalla mamma ha mostrato sintomi di catatonia.
Il giudice delle indagini prelimnari, Piergiorgio Ponticelli, ha dunque revocato la misura nei confronti della madre per quanto riguarda la frequentazione con la figlia più piccola.
Però, il giudice minorile ha previsto che la mamma e la sua bimba possano sì riunirsi, ma non nell’ambiente di casa, ma in una struttura protetta, dove i comportamenti della donna possano essere osservati e valutati.
Ma dallo scioglimento della riserva sono passati diversi giorni senza che il ricongiungimento avesse effetto, perché di strutture come queste ce ne sono poche, pochissime. E in quelle poche i posti scarseggiano.
Se ne libererà uno il prossimo 2 aprile, e quel giorno, mamma e figlia torneranno insieme.
Ma questo provvedimento costerà anche la separazione fra i due fratelli, che in questo momento si trovano insieme in una struttura protetta e, per ovvi motivi, non conosciuta dai genitori.
Per quanto riguarda il figlio più grande, resta attivo il divieto di contatto con mamma e papà. Il ragazzino, che frequenta la seconda media, da alcune settimane non frequenta la scuola, ha abbandonato la sua squadra di calcio. Tornerà in aula subito dopo Pasqua, ma in un istituto diverso, con compagni nuovi.
Si tratta di un ragazzino problematico, che necessita di un docente di accompagnamento.
Per questo, anche le accuse che sono partite dalla sua bocca, riferite ad alcuni professori e da questi riportati agli assistenti sociali del Comune in cui risiede, sono tutte da verificare.
"Sì, l’ho ferito io con un manrovescio, perché l’ho colpito con l’anello. L’avevo trovato in camera con l’accendino mentre stava bruciano un mobile. E mi si era rivoltato contro", dice la mamma. Ma la donna, che parla con noi avendo accanto anche il marito, che annuisce convinto, nega decisamente altri episodi: "Ha lividi perché fa il portiere nella squadra di calcio, e proprio in quei giorni si era picchiato con un coetaneo".
Paolo Guidotti
Stefano Brogioni