di Paolo Pellegrini
Grinta e passione, ma con il solito garbo e tanta voglia di divertirsi. Era così da calciatore, Dario Dainelli, 42 anni, quasi sei stagioni in mezzo alla difesa della Viola, di cui quattro da capitano ai tempi felici della Champions. Era così da calciatore, è rimasto così ora che si è scoperto vigneron. "Beh, proprio una scoperta non è, sto da anni, dai tempi della Locanda dell’Amicone, il ristorante che tenevo con Cristiano Savini a Peccioli, in un gruppo di amici goliardi che si chiamano ’Gli Sbronzi di Riace’ e vanno a visitare cantine in giro per l’Italia": la racconta così, Dario, in un pranzo da Paolo Miano e Paolo Socci al Golden View di Ponte Vecchio, questa passione, il vino (e anche l’olio), sbocciata con l’acquisto della casa in cui abita con Rebecca e i tre figli sulle dolci colline tra Fucecchio e Cerreto Guidi. Una bella avventura che per ora significa circa 10mila bottiglie – con la prospettiva di arrivare a 30mila – da 4 ettari di filari sulla terraferma e un pezzetto sull’isola del Giglio. Una delle cinque etichette fin qui messe in commercio dalla Cantina Dainelli, con due spalle d’eccezione: l’enologo empolese Attilio Pagli, tra i più celebrati nell’ambiente, fondatore del Gruppo Matura e consulente di tante famose cantine, e il pittore, ritrattista e illustratore signese Giovanni Maranghi. Etichette studiate "come matrimonio di due passioni", spiega l’artista, e centrate su ciascuno dei vini, in particolare sui quattro più significativi. Ecco La Sbronza, bianco di Ansonica gigliese sapido e iodato, con i colori del mare e una donna affogata dal bicchiere; poi la bollicina naturale con metodo ancestrale di Daino in Bolla, rosato da Sangiovese, dove il profilo di Dario dentro un bicchiere è messo "in bolla" da una livella. E poi i due rossi: l’Intruso, perché il Sangiovese è ammorbidito dalla Malvasia Nera, e sull’etichetta si scovano gli intrusi; e infine il Rude, "un vino che non è certo da difensore", come spiega l’enologo Pagli. Passione e simpatia, alla Cantina Dainelli.