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Il verdetto della Corte d’assise "Non voleva ammazzarlo" Assolto il conducente del van

Mise sotto una delle persone che avevano avvicinato il suo Mercedes, poi deceduta per le ferite "Il fatto non costituisce reato", ha stabilito il tribunale. Lo sfogo: "Ebbi paura per me e la mia compagna"

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Assolto perché il fatto non costituisce reato. Pierguido Sarzani, l’Ncc di Signa accusato di aver volontariamente investito un uomo all’Indicatore, di averlo trascinato per centinaia di metri, provocandone così la morte, non è colpevole. La Corte d’assise ha accolto la tesi dei suoi difensori - gli avvocati Sara Palandri, Massimiliano Palena e Monica Caioli - e cioè che quella sera egli sia stato vittima di un’aggressione e che spaventato anche per la compagna che era a bordo del suo van Mercedes Vito, abbia soltanto cercato di allontanarsi in fretta da una brutta situazione. A sostegno di questa impostazione, ribadita con forza in risposta alla richiesta di condanna a 14 anni avanzata dal pm Christine Von Borries - che gli contestatava l’omicidio volontario - la perizia tossicologica sulla vittima dell’investimento, il marocchino El Alami El Baroudi: quella sera aveva assunto alcol e cocaina e con un’altra persona si sarebbe avvicinato al Van, picchiando con le mani sulle carrozzeria. Sarzani, 58 anni, conducente conosciuto nel suo settore, è rimasto impietrito al termine della lettura del dispositivo del giudice Anna Favi: lunghissimi secondi con lo sguardo rivolto verso le sedie ormai vuote della giuria per realizzare che era tutto finito. Poi si è sciolto in un abbraccio con i suoi legali, e si è liberato di un incubo che lo aveva costretto per mesi agli arresti domiciliari. "Ho sempre detto la verità, quella sera ho temuto per la vita mia e della mia compagna. Ha vinto la giustizia in cui ho sempre creduto. E adesso - si sfoga con i cronisti - riabilitatemi". "Era un tentativo di aggressione, e lui si è soltanto allontanato - aggiunge l’avvocato Palena -. In questo processo abbiamo sentito testimoni, amici della vittima, che non hanno detto il vero. La versione di Sarzani invece è sempre stata la stessa, sin da quella sera in cui, è bene ricordarlo, fu lui a chiamare i carabinieri una volta arrivato a casa per dire che c’erano dei malintenzionati in strada che lo avevano accerchiato. Hanno cercato di aggredirlo, la vittima era già in terra e lui partendo per allontanarsi non si accorso che era sotto". Era la sera del 7 dicembre del 2020. Il corpo dell’uomo rimase sotto il pianale, si sganciò lungo il tragitto, all’altezza di Sant’Angelo a Lecore. Fra 90 giorni le motivazioni della sentenza.