
Cala il sipario al Nuovo Teatro Pacini di Fucecchio sull’undicesima edizione della rassegna "Stasera pago io", una formula di programmazione innovativa del teatro per ragazzi promossa da Fondazione Toscana Spettacolo e Giallo Mare Minimal Teatro, che ha fatto scuola nel sistema teatrale nazionale. L’iniziativa prevede infatti che i bambini paghino un unico biglietto di 5 euro, mentre gli adulti ‘accompagnatori’ possono entrare gratis se in possesso dei fantassegni, contrassegni gratuiti che i ragazzi hanno potuto conquistare durante i giochi di animazione previsti nelle scuole e nei centri commerciali. L’ultimo appuntamento è stasera alle ore 21 con "Peter Pan", portato in scena da Factory compagnia transadriatica – Fondazione Sipario Toscana. Testo e regia sono di Tonio De Nitto con la collaborazione drammaturgica di Riccardo Spagnulo, mentre sul palco recitano Francesca De Pasquale, Luca Pastore, Benedetta Pati e Fabio Tinella. Un giorno mi lascerai volare via, mamma? E aspetterai il mio ritorno, seduta alla finestra? Mi aspetterai, vero? Aspetterai che io ritorni a casa con l’aria tra i capelli? Resterai sveglia tutta la notte? È vero che non ti dimenticherai mai di me? Peter Pan è la storia di un’assenza, di un vuoto che spesso rimane incolmabile, quello di un bambino che non c’è più. È l’inseguimento di un tempo che sfugge al nostro richiamo e che a volte si ferma, la ricerca delle esperienze che ci fanno diventare grandi senza volerlo e troppo presto. L’ispirazione viene dalle avventure di Peter e Wendy e dall’atmosfera un po’ misteriosa del primo romanzo di James Matthew Barrie, Peter Pan nei Giardini di Kensington dove il sentimento autobiografico di una mancanza incolmabile spinge l’autore a creare un mondo parallelo, un giardino prima, un’isola poi, dove i bambini caduti dalle carrozzine e dimenticati dai propri genitori si ritrovano in uno spazio senza confini fisici e temporali.
E l’isoladelmaipiù, Neverland, è forse dentro la testa di ogni bambino, un posto dove vanno a finire le cose dimenticate dai grandi, per cui non c’è spazio nella vita reale. È qui che Wendy riesce a trovare la giusta distanza con il suo essere bambina, qui che sente il desiderio di crescere, di abbandonare l’isola senza recidere quel legame con la propria infanzia che fatica a rimanere con noi tutta la vita: una finestra che chiudiamo diventando grandi e che, invece, dovremmo tenere aperta, in contatto con la nostra realtà e il nostro essere adulti. Con lo stesso ensemble di "Diario di un brutto anatroccolo", Factory si cimenta in questa nuova creazione attraversando temi fondamentali per la crescita dove sogno, vita e morte corrono sullo stesso filo e possono essere una “grande avventura“.