EMANUELE BALDI
Cronaca

Il religioso suona la sveglia: "Stanchi delle frasi fatte. Tutti devono indignarsi"

Padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte: mai abituarsi alle stragi "Ripartiamo da san Benedetto e dalla sacralità del lavoro. La vita va protetta".

Il religioso suona la sveglia: "Stanchi delle frasi fatte. Tutti devono indignarsi"

"Firenze adesso si fermi: si accorga, rifletta, si indigni, reagisca. E chi ha fede preghi il Signore della vita che ha esordito nella nostra storia lavorando". Nella città scossa dallo schianto meschino e fulmineo del gigante di cemento armato che venerdì alle 8.52 ha polverizzato vite e incrinato coscienze arriva tempestivo il monito di padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte, mistico e autorità morale fiorentina. Un appello lampo, affidato ai social, affinché la tragedia del cantiere Esselunga non si perda nei sedimenti di una società stanca, nervosa e impaurita, relegata a un semplice fatto di cronaca presto destinato a essere scavalcato da un altro.

Padre, il suo è un invito a fermarsi. Perché?

"Per scongiurare il rischio più grande, quello di abituarsi a queste tragedie, di ritenerle fatalmente inevitabili".

Non a caso, stavolta, in molti stanno manifestando insofferenza a certe frasi, diciamo ’istituzionali’, come ’Ora basta’ o ’Non accada più’. Alle persone sembrano slogan vuoti perché dicono che tanto le disgrazie continueranno a succedere. Che ne pensa?

"Sì, siamo tutti un po’ stanchi delle frasi fatte. Dobbiamo sforzarci in ogni ambito – che sia lo sport, lo studio e il lavoro stesso – ad accrescere la cultura della delicatezza della vita, della necessità di proteggerla. È questo che serve alle nuove generazioni, dare speranza".

Non è facile.

"No, perché la creazione della speranza è un passaggio esigente che non dà immediata soddisfazione ai bisogni istintivi. In città servono spazi di coscienza e possono esserlo anche le chiese, pure per chi non crede".

Nel suo monito si parla anche della necessità di indignarsi.

"Sì. Quando le persone muoiono così, così come quando leggiamo notizie di guerre, di violenze e di femminicidi, c’è una squalificazione della vita. È necessaria un’inversione".

Anche nel lavoro.

"San Benedetto aveva una considerazione altissima degli utensili del lavoro, per lui erano sacri come i vasi dell’altare. Ecco, partiamo da qui. Nel lavoro serve un ambiente in cui la persona si trovi in una custodia che la strappa all’accidentalità. Al lavoro va restituita non dico una sacralità ma la delicatezza che è estranea al profitto immediato".

Una parte dei fiorentini sembra quasi disorientata dal ’movimentismo’ fisico di questi anni. Cantieri per tram, tav, centri commerciali. La città è satolla?

"Beh, se in una città lo svago e l’aggregazione diventano appannaggio di un centro commerciale diventa necessario farsi qualche domanda sulla condizione umana. Firenze deve premere per avere spazi di ritrovo in ordine non dell’avere, ma dell’esserci".

Nella sua omelia la notte di Natale ammonì i fedeli sull’abuso dei social. Quando accadono tragedie simili e si è bombardati in poche ore di immagini e video non si rischia che tutto scivoli via in fretta?

"La nostra coscienza critica dovrebbe essere educata a porre attenzione alle priorità o si rischia di affogare in un minestrone di informazioni dove Sanremo ha la stessa importanza di una guerra".