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Il racket delle peruviane. In Italia per far le badanti ma finivano sul marciapiede

Inchiesta choc della procura su un’associazione per delinquere sudamericana. I racconti delle ragazze: "Sono stata subito stuprata come rito di iniziazione".

Inchiesta choc della procura su un’associazione per delinquere sudamericana. I racconti delle ragazze: "Sono stata subito stuprata come rito di iniziazione".

Inchiesta choc della procura su un’associazione per delinquere sudamericana. I racconti delle ragazze: "Sono stata subito stuprata come rito di iniziazione".

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Un biglietto aereo dal Perù con il miraggio di venire a fare la badante in Italia. Ma la realtà era ben diversa: dopo essere state violentate, le ragazze, sotto minacce e ricatti, venivano avviate al marciapiede.

Dietro al racket, un’associazione per delinquere composta da quattro peruviani: è questa l’ipotesi con cui il pm Alessandro Piscitelli ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro sudamericani - due uomini e due donne, difesi dagli avvocati Sara Palandri e Massimiliano Palena - che avrebbero organizzato e gestito il traffico. Due le ragazze che hanno trovato il coraggio di denunciare ma, secondo le indagini dei carabinieri, il giro di ragazze sarebbe stato molto più ampio.

"Appena arrivai mi disse di farmi una doccia. Poi è entrato nella doccia pochi istanti dopo di me e mi ha violentata", ha raccontato agli investigatori “Lucero“, il nome con cui la ragazza si sarebbe fatta chiamare dai suoi clienti. A quel rito di iniziazione avrebbe obbedito, suo malgrado, anche “Angel“, l’altra giovane donna - entrambe sono assistite dall’avvocato Elisa Baldocci - che si è ribellata ai presunti aguzzini. I fatti contestati si dipanano tra l’agosto del 2021 e il novembre del 2022. Periodo in cui l’associazione avrebbe avuto a disposizione alcuni appartamenti - uno in via della Chiesa, l’altro in viale Giannotti - dove ospitare e in certi casi anche far lavorare le lucciole.

Gli incontri, secondo quanto ricostruito, avvenivano infatti o nelle auto dei clienti, oppure in un camper parcheggiato prima in via di Villamagna e poi nella zona di Coverciano. La banda avrebbe trafficato anche in droga: se le ragazze capivano che il cliente consumava cocaina, avrebbero dovuto fornirgli il numero del pusher del gruppo.

Nel reclutamento in Perù delle ragazze, il clan avrebbe fatto leva anche sulle difficoltà personali. "Sono vedova e ho due bambini che sono rimasti in perù con la nonna - ha raccontato Angel -. Prima che arrivassi in Italia, Jazmin (una delle imputate, ndr) mi aveva detto per telefono che sarei venuta in Italia per fare la badante o le pulizie a casa delle persone e che avrei guadagnato 7/8 euro all’ora per questi lavori".

"Gli accordi - ha proseguito - erano che sarei andata a vivere con Jazmine che lei mi avrebbe aiutata a trovare un lavoro. Avevamo stabilito che appena avessi trovato un lavoro, avrei dovuto pagare 250 euro di affitto". Ma poche ore dopo il suo arrivo a Peretola, è cominciato l’incubo.

"Mi hanno portata al camper, Jazmin è stata in silenzio e Edwin (un altro imputato, ndr) mi ha spiegato che avrei dovuto prostituirmi e che metà del guadagno sarebbe andato a lui. Una volta stabilite le regole, Jazmin è scesa dal camper e Edwin mi ha violentata. Io ho provato a rifiutarmi, ma lui mi ha fatto vedere delle foto della mia famiglia facendo capire che sapeva molto cose su di loro. Avendo paura per la loro incolumità, ho ceduto".