Il "principio di Archimede", tra intrigo mozzafiato e psicosi collettiva

La famosa opera del drammaturgo catalano Josep Maria Miró torna da domani e per dieci giorni al Teatro di Rifredi

Il "principio di Archimede", tra intrigo mozzafiato e psicosi collettiva

Il "principio di Archimede", tra intrigo mozzafiato e psicosi collettiva

Torna al Teatro di Rifredi, da domani al 22 aprile, "Il principio di Archimede" del drammaturgo catalano Josep Maria Miró, tradotto e diretto da Angelo Savelli. Dopo il successo riscosso in tutto il mondo, da Buenos Aires, Miami, Londra, Manchester, Atene, Nicosia, Tübinga, Rio de Janerio, Santiago del Cile, Montevideo, Città del Messico, San Pietroburgo, Puerto Rico, Lille fino a Quito, lo spettacolo torna per la terza volta al Rifredi: il pubblico verrà accolto nello spogliatoio degli istruttori di nuoto di una piscina, nell’arco delle ore che intercorrono tra le lezioni mattutine e quelle pomeridiane.

Durante un allenamento Jordi, giovane istruttore dal temperamento estroverso, dà un bacio a un bambino che sta piangendo per paura dell’acqua. Questo gesto provoca le perplessità di alcuni genitori, già turbati da un caso di pedofilia verificatosi in una vicina ludoteca, e innesca, fra i quattro personaggi in scena, una spirale di diffidenza che fa emergere un contesto di pregiudizi e paure che porteranno dal sospetto alla psicosi collettiva, dall’indiscrezione alla crocefissione mediatica. È un bacio innocente sulla guancia, come sostiene continuamente l’istruttore, o è necessario vedere in questo gesto un’intenzione davvero malsana? Con la velocità dei social network, il veleno della diceria s’infiltra negli spogliatoi e infetta i rapporti fra gli istruttori di nuoto, la loro direttrice e i genitori dei giovani nuotatori.

"Il principio di Archimede" è un intrigo mozzafiato intorno a un fatto di cui, peraltro, non sapremo mai se è veramente accaduto. Miró ci conduce al finale con una crescente tensione, sapientemente orchestrata, sollecitando l’attenzione dello spettatore, invitato a ricostruire i fatti e a chiarire questa spietata caccia al mostro. Fra gli interpreti, Giulio Maria Corso, giovane attore palermitano diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, vincitore del premio Persefone come miglior attore emergente e del Premio Siae (2011 e 2014).

Con lui tre interpreti storici al Teatro di Rifredi: Monica Bauco, Riccardo Naldini, Samuele Picchi. Bauco per anni attrice di punta della compagnia Laboratorio Nove di Firenze, ha lavorato con Barbara Nativi, Andras Jeles, Patrice Bigel ed è stata diretta da Angelo Savelli in Gallina vecchia di Augusto Novelli, al fianco di Marisa Fabbri, e ne La bastarda di Istanbul di Elif Shafak, al fianco di Serra Yilmaz. Naldini è stato il protagonista maschile dello spettacolo cult L’ultimo harem e, più recentemente, nel cast de La bastarda di Istanbul, insieme sono stati diretti da Angelo Savelli nel dissacrante Tre rotture di Remi De Vos. Picchi giovane attore diplomato presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, è stato il protagonista assieme a Ciro Masella di Tebas Land di Sergio Blanco con la regia di Savelli.

Rossella Conte

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