Il prezzo altissimo della libertà

Cosimo

Ceccuti

L’11 agosto, a seguito del ritiro delle truppe tedesche sulla linea del Mugnone, i partigiani scendono nelle strade al suono della Martinella per liberare la città. La battaglia di Firenze, iniziata una settimana prima con l’abbattimento dei ponti, si sarebbe protratta fino alla fine del mese, con gravi sacrifici, non solo dei resistenti ma anche della gente comune: un centinaio di caduti per l’opera di cecchini, mine e colpi di mortai dei tedeschi.

Gli ordini del comando germanico di evitare l’uso dell’artiglieria furono disattesi dalla "rabbia" di soldati costretti a lasciare il campo sconfitti. La furia devastatrice non risparmiò neppure il patrimonio monumentale. Danni più o meno gravi furono riportati dalle Chiese di Santa Croce, Santa Trinità e il Carmine, nonché dagli ospedali di San Giovanni e Santa Maria Nuova.

Il 21 agosto fu sfondato il tetto del Battistero, e poco dopo un colpo di mortaio raggiunse la sommità del Campanile di Giotto. Ogni capolavoro portava i segni del conflitto: i fiorentini camminavano sulla polvere e sui frammenti dei loro monumenti. Alla follia si aggiunse la frettolosità e l’imperizia degli alleati. Esempio eclatante la distruzione della sede della Colombaria, in Via dei Bardi, dotata di un patrimonio di oltre 500 manoscritti e 36 incunaboli, finiti sotto le macerie: i bulldozer spinsero tutto in Arno, senza alcun tentativo di recupero dei preziosi documenti. E così per l’abbattimento dei resti delle torri, specie di quella di Parte Guelfa, posta fra Via de’ Bardi e Via Guicciardini "uno degli angoli più pittoreschi della vecchia Firenze", come si legge nel rapporto della Commissione Artistica del Comitato Toscano di Liberazione. "Con opportune opere di incatenamento, parziali demolizioni e con il cauto smassamento delle macerie – fu il giudizio di Giovanni Michelucci – la torre avrebbe potuto dare buone garanzie di stabilità". Quando gli alleati si decisero ad attraversare l’Arno con le prime jeep, i fiorentini avevano già pagato un prezzo altissimo per la libertà.

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