REDAZIONE FIRENZE

Il poliziesco come pretesto di altre storie

Buongiorno, sono una sua appassionata lettrice. Quindi, mi lasci dire da fiorentina che sono felicissima di leggere libri ambientati nella mia Firenze. Romanzi che raccontano uno dei periodi più belli di Firenze. Poi, grazie ai suoi libri, mi sono avvicinata a un genere che non amo in particolar modo. Grazie per la delicatezza e l’ironia fiorentina che traspaiono dai suoi romanzi.

Gabriella

Gentile Gabriella, innanzitutto la ringrazio per la bella lettera, da scribacchino sono sempre contento di ricevere apprezzamenti incoraggianti, aiutano ad affrontare con meno preoccupazione i successivi romanzi. Raccontare storie è una grande soddisfazione, riuscire a emozionare gli altri moltiplica questo piacere. I romanzi sono un punto di contatto ’differito’ tra chi racconta e chi ascolta, un po’ come gettare in mare un messaggio nella bottiglia che prima o poi verrà raccolto, solo che a leggere il messaggio non sarà una persona soltanto. Inoltre, i lettori contribuiscono a creare il romanzo che stanno leggendo, lasciandosi trasportare in altre vite e in altri mondi. Anche per me gli anni ’60 sono bellissimi, appartengono alla mia mitologia, anche familiare. Un’epoca di cambiamenti, di concrete speranze, anche se pieni di inevitabili contraddizioni. Lo considero un po’ come il medioevo del tempo moderno (a lungo ingiustamente vituperato, dico il medioevo), assai più fantasioso, libero e avventuroso del Rinascimento, con le sue accademie, le sue regole, i suoi canoni, che potremmo paragonare ai decenni che sono seguiti agli anni ’60, con i suoi binari, i suoi valori consolidati e un po’ tristi. Riguardo al genere poliziesco, le confesso che non ho alcuna passione per quel genere, non sono attirato (è un eufemismo) dai romanzi la cui ossatura si riduce al meccanismo d’indagine. A mio avviso i romanzi devono esplorare l’animo umano, accendere luci, portarci nelle zone meno frequentate di noi stessi. In che modo, con quali storie e con quali personaggi riescono a farlo non ha importanza. Devono aprirmi delle finestre di conoscenza, e se così non è non riesco a andare avanti. I romanzi con il commissario Bordelli sono, a mio avviso, dei finti gialli. Storie in cui l’indagine è spinta in un angolino, per lasciare spazio a tutto il resto. Forse è per questo che con i romanzi bordelliani si è avvicinata a questo genere, perché né lei né io lo amiamo. Grazie.