Il pirata in manette. Le immagini, la targa e un fanale rotto: così è stato acciuffato

Automobilista in stato di fermo per l’omicidio di Eloy Baca Escava, l’operaio travolto martedì da un uomo che non si è fermato a prestare soccorso: è un 28enne marocchino di San Polo in Chianti

L’incrocio all’Antella dove è avvenuto l’investimento mortale (foto Germogli)

L’incrocio all’Antella dove è avvenuto l’investimento mortale (foto Germogli)

Firenze, 12 gennaio 2023 - Una Punto con un fanale rotto, i cui pezzi sono stati raccolti all’incrocio tra via Carnia e via Brigate Partigiane, accanto al corpo agonizzante di Eloy Baca Eslava. E le immagini di una telecamera, che inquadra i vicini giardini ma che ha ripreso l’auto del "pirata".

Il giallo dell’Antella potrebbe essere stato risolto in tempi record: sono questi gli elementi che, poche ore dopo la tragedia, hanno portato i carabinieri della compagnia Oltrarno sulle traccia dell’automobilista che ha investito e ucciso l’operaio peruviano di 61enne, falciato mentre attraversava la strada, alle 5.30 di martedì mattina, diretto alla fermata dell’autobus che l’avrebbe portato a lavoro a Calenzano.

Il presunto pirata è un marocchino di 28 anni, residente a San Polo in Chianti. L’auto che guidava sarebbe uno Punto. I militari l’hanno sequestrata, partendo da un particolare non secondario: ha un danno sull’anteriore che combacia con quanto è stato raccolto vicino al sangue di Eloy.

Fondamentali, in questa ricostruzione coordinata dal pm Alessandra Falcone, sono state le telecamere. Oltre a quella del Comune di Bagno a Ripoli, posizionata vicino all’incrocio dell’omicidio stradale, i carabinieri ne hanno viste tante, in un percorso a ritroso, fino a quando un frame ha permesso di associare il mezzo inquadrato all’Antella, alla sua targa.

Il 28enne non si è presentato spontaneamente ai carabinieri. Neppure quando la notizia dell’investimento mortale si era diffusa sui media e sui social network. Resta da capire perché, all’alba di martedì mattina, sia scappato. Perché, tradito dalla velocità con cui avrebbe attraversato quel tratto cittadino della frazione del Comune di Bagno a Ripoli (a un passo assai più sostenuto dei 30 chilometri orari previsti), dopo aver impattato contro il corpo del pedone non si sia fermato a prestare soccorso. Sarà l’autopsia a chiarire se quei minuti persi potevano essere preziosi. Intanto, il marocchino dovrà comparire nelle prossime ore davanti al giudice per la convalida del fermo. Adesso, si trova nel carcere di Sollicciano.

L’Antella è sotto choc. Eloy Baca Eslava abitava poco distante dal punto in cui è stato falciato assieme alla moglie e a suo figlio di otto anni. Lavorava alla Bio Galvanica di Calenzano e anche martedì, come ogni mattina all’alba, si apprestava a fare il solito tragitto. Il Comune di Bagno a Ripoli ha aperto un conto per aiutare i familiari. La figura di Baca Escava è stata ricordata anche in consiglio regionale.

"Un padre, un marito, un lavoratore arrivato dall’altra parte del mondo ma da qualche giorno diventato cittadino italiano di Bagno a Ripoli - ha ricordato il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo - Una vita silenziosa di fatiche e sacrifici per integrarsi nel nostro Paese e poter aiutare la sua famiglia, la moglie, il figlio".

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