MARCO
Cronaca

Il pianto disperato di un bambino nel centro storico: una folla si raduna

Un bambino piange disperato nel centro storico, attirando una folla. La causa? Un mandarino caduto.

Stavo camminando nel centro storico, in un vicolo che portava a una piccola piazza che solitamente era deserta, ma quel giorno vidi da lontano una folla di persone che mi dava la schiena…

Che stava succedendo? Affrettai il passo, curioso, e avvicinandomi avvertii nell’aria un suono acuto, come una sirena, anche se un po’ strana, che a volte si interrompeva. Poco dopo capii che era un pianto, il pianto disperato di un bambino. Non avevo mai sentito un pianto del genere, così carico di tragedia.

Era stato abbandonato? Si era fatto del male? Era in pericolo? Quando arrivai al muro di folla cercai di farmi largo per vedere quel povero bambino che strillava, per capire cosa stesse accadendo. Ma le persone se ne stavano immobili e mute, non era facile avanzare senza disturbare qualcuno.

Ma dovevo e volevo assolutamente capire come mai il bambino piangeva in quel modo straziante che faceva venire in mente il dolore del mondo. Davanti a me vidi alcune donne che si asciugavano gli occhi. Continuai a cercare di avanzare, e alla fine trovai una parte di muraglia umana un po’ più bassa, mi alzai sulla punta dei piedi e guardai oltre…

Ecco, adesso lo vedevo: un bambino imbracato sopra una carrozzina strillava disperato indicando qualcosa, e accanto c’erano i genitori, chinati verso di lui, che gli parlavano senza che nessuno potesse capire nulla, perché le urla erano forti e coprivano tutto. Anche alle finestre si erano affacciate delle persone, e osservavano la scena con la stessa stupefatta fissità della folla in strada.

I genitori avevano l’aria di essere dolcissimi, brave persone, e anche loro sembravano sopraffatti da quel pianto. Ogni tanto si guardavano intorno, accennavano un sorriso e allargavano le braccia. Ormai era chiaro che tutta quella gente non si sarebbe mai allontanata prima di aver capito cosa stava succedendo.

Nessuno pensava a maltrattamenti o cose simili, doveva essere una bizza, ma una disperazione del genere era troppo per le orecchie di chiunque. Un vecchio, commosso, disse anche: "basta, fate qualcosa…", è un mormorio costernato fece il giro della piazzetta. Erano tutti d’accordo, si doveva fare qualcosa, quella disperazione faceva male all’anima.

A forza di coccole, lentamente, molto lentamente, dopo un tempo infinito il bambino si calmò. La mamma lo prese in braccio e si avviò verso uno dei vicoli, seguita dal marito che spingeva il passeggino. E finalmente si venne a sapere la causa di quel pianto disperato.

La mamma del bambino lo disse a una donna, la donna lo disse a quelli accanto che ripeterono le parole a quelli accanto e così via, fino a che la catena fu completata. Si trattava di una faccenda molto semplice: il bimbo stava mangiando un mandarino, uno spicchio gli era caduto di mano finendo in mezzo alla fanghiglia, e lui si era messo a indicarlo per farselo rendere.

Ma i genitori ovviamente gli avevano detto che non si poteva fare e poi c’erano altri spicchi, poteva mangiare quelli e a quel punto il bambino aveva cominciato a piangere, a gridare sempre più forte… voleva quello spicchio, il suo spicchio, non un altro.

Una storia semplice, come tante. Un bambino che piange, per una bizza. A poco a poco la folla si diradò, venne assorbita dai vicoli là intorno. Mi allontanai anche io, ma per tutto il giorno mi rimase addosso la ferita di quel pianto straziante, che non ho mai più potuto dimenticare. Come se avesse risvegliato in me un dolore antico, forse non mio, ma del mondo intero.