FIRENZE
Cronaca

Il grido degli agricoltori: "Semi, olio, allevamenti. Troppi oneri dalla Ue"

Non solo vino, la nostra provincia è la terza in Toscana per seminativi "Il diktat europeo di lasciare il 4% dei terreni a riposo alza i costi". Confagricoltura, Cia e Unione Agricoltori: come uscire dalla morsa.

Il grido degli agricoltori: "Semi, olio, allevamenti. Troppi oneri dalla Ue"

Il grido degli agricoltori: "Semi, olio, allevamenti. Troppi oneri dalla Ue"

di Monica Pieraccini

Nell’area fiorentina non ci sono solo i prodottori di vino e olio. Ci sono anche le aziende che coltivano seminativi e quelle zootecniche del Mugello. Sono proprio queste a soffrire di più e sulle quali si abbatte più forte l’impatto delle politiche agricole europee. è la terza provincia più importante in Toscana, dopo Grosseto e Siena, per seminativi. Il vincolo imposto dalla nuova Pac per il 2024, che prevede che per accedere agli aiuti comunitari gli agricoltori debbano lasciare il 4% dei terreni a riposo, fa presente Francesco Colpizzi, presidente dell’Unione agricoltori "è veramente pesante, perché l’agricoltore è costretto ad una serie di adempimenti privi di qualunque logica, ma che accrescono gli oneri di gestione media dell’azienda".

"Ci sono aziende che attendono da novembre dei sostegni – aggiunge - che possono fare la differenza tra andare avanti o chiudere". Gli adempimenti europei impattano anche sulle olivete dove ci sono esemplari monumentali. "In questo caso, per ottenere forme di sostegno che sono di fatto modestissime, chi gestisce queste olivete – prosegue Colpizzi - in caso di potatura non può bruciare i residui, ma deve spostarli, ma non è chiaro come o quando. Alla fine l’onere di gestione della ramaglia è largamente superiore ai fondi che arrivano". E il risultato è che il 70% degli oliveti sul nostro territorio è in stato di (quasi) abbandono. "La Pac ha una visione ambientalista, ma poco realista. Per questo – commenta Sandro Orlandini, di Cia Toscana centro – era nell’aria la protesta, ce l’aspettavamo, anche se siamo dispiaciuti per il fatto che quando siamo stati in piazza noi, il 26 ottobre scorso, è emerso questo distacco dalle associazioni di categoria e dalla politica. Ma noi come organizzazione siamo ai tavoli, lavoriamo su questi temi".

Nell’area fiorentina il movimento spontaneo di protesta starebbe, per il momento, trovando poche adesioni da parte degli agricoltori, le cui aziende, soprattutto quelle del vino, nonostante l’annata difficile, stanno reggendo. "Ma anche sul nostro territorio - prosegue Orlandini - ce ne sono tante altre in sofferenza, come le aziende zootecniche, che hanno bilanci in rosso da troppo tempo. Nel Mugello sta chiudendo una stalla dopo l’altra. Ma non dipende solo dalle politiche europee. I problemi dell’agricoltura toscana sono annosi".

E sono legati all’aumento esponenziale dei costi di produzione, agli ungulati e predatori, alla siccità e tanto altro ancora. In quanto alle scelte della commissione europea, conclude Alessandro Apolito, responsabile nazionale Filiere di Coldiretti, "le critichiamo da più di tre anni, contestando quello che viene contestato in questa mobilitazione" e il ritiro della legge sui pesticidi "è tra quanto abbiamo ottenuto: avrebbe portato alla riduzione del 30% della produzione europea e dato il via ad un’importazione di prodotti che non hanno i nostri stessi standard, come il grano canadese o il riso della Cambogia".