
Federico Perissi. A destra, la scientifica
FIRENZE
La polizia, con la scientifica, è tornata ieri sotto il viadotto di Barberino del Mugello dove lunedì scorso è stato trovato sepolto il cadavere della guardia giurata Federico Perissi, ucciso il giorno precedente - domenica -, secondo quanto confessato, dall’ex lottatore di mma, il 41enne di origini senegalesi Mor N’Diaye, in circostanze ancora da chiarire.
L’intervento dell’articolazione specializzata della polizia di Stato è mirato a non tralasciare niente della dinamica omicidiaria culminata nel decesso del vigilantes fiorentino.
Per corroborare la ricostruzione, sono state prelevate anche tracce di dna.
La dinamica dell’assassinio è stata inoltre parzialmente filmata dalla dash cam installata sulla Toyota Yaris di Perissi, l’auto su cui i due stavano viaggiando - probabilmente diretti verso l’Austria per una vacanza - e che a un certo punto è uscita dall’autostrada a Barberino e ha raggiunto quel posto non lontano dall’abitato ma abbastanza isolato. Un fuoriprogramma? Una lite improvvisa? Oppure qualcosa di programmato nella testa di N’Diaye, 41enne dal passato molto turbolento, che in quel momento stava anche evadendo dagli arresti domiciliari a cui era sottoposto da circa una settimana?
N’Diaye aveva con sé anche una scacciacani (che potrebbe aver usato per colpire Perissi dalla parte del ’calcio’ dell’arma) che al momento non è stata ancora ritrovata. Forse, nel nuovo sopralluogo della polizia a Bilancino, si cerca anche quella. Anche se, nella concitata e folle fuga di N’Diaye da Barberino del Mugello, quell’arma può essere stata gettata ovunque.
A meno che non sia lui a dare indicazioni precise agli investigatori della Squadra mobile.
D’altronde, alla scoperta di quel corpo, gli inquirenti ci sono arrivati dopo una confessione da parte del senegalese alla polizia di Ferrara, dove era stato fermato dopo aver tentato di rubare una macchina dal parcheggio di un centro commerciale.
Perché alle 6.50 di lunedì mattina, il senegalese aveva incidentato l’auto della vittima, su cui aveva iniziato la sua fuga, finendo fuori strada in A13, nei pressi di Altedo. Prima, da Bologna aveva raggiunto Forlì e poi era tornato indietro, per prendere l’autostrada che portava a nord.
Dal momento dell’abbandono del mezzo nella scarpata, ha girovagato fino a Ferrara scalzo e mezzo nudo.
Ha raggiunto il parcheggio del Decathlon di via Ferraresi dove ha riposato per qualche momento in una delle tende da campeggio in esposizione esterna. Poi ha tentato di procurarsi un’auto, ma la rapina è sfumata.
Si è spostato quindi alla piscina dove, con addosso solo un giaccone e gli slip, è riuscito a impossessarsi di alcuni abiti. Nel frattempo però, la polizia lo ha bloccato all’ingresso del sottopassaggio vicino alla ’Beethoven’.
E dal quel fermo, ha cominciato a raccontare una storia che sembrava incredibile, ma che è diventata drammaticamente vera quando ha accompagnato i poliziotti di Ferrara (nel frattempo raggiunti dai colleghi di Firenze) esattamente sul posto dove aveva seppellito l’amico.
ste.bro.