I meme e il giacchetto stile Fonzie "L’applauso più bello è di mio figlio"

"Ho tirato fuori il sindaco istintivo e sanguigno. Non mi sono pentito, ma le parole non erano adeguate"

I meme e il giacchetto stile Fonzie  "L’applauso più bello è di mio figlio"

I meme e il giacchetto stile Fonzie "L’applauso più bello è di mio figlio"

"Ma quale eroe e eroe. L’applauso più bello è stato quello di mio figlio. ’Bravo babbo, hai fatto la cosa giusta’. Di solito è severo sui fatti della città".

L’aveva saputo da lei?

"No, dai social".

Sul sindaco scattista ha prevalso il padre?

"Sento molto la responsabilità di essere un buon esempio di padre, oltre che di sindaco".

E poi chi le ha fatto piacere?

"I messaggi di tanti ragazzi: questa cosa mi ha sorpreso. Sono proprio i più sensibili ai temi dell’ambiente ma evidentemente hanno capito che non era quello il modo di denunciare".

E sua moglie?

"In famiglia hanno approvato".

C’è tutta una narrazione a margine su quell’anomalo giacchetto di pelle stile Fonzie...

"Ma no, l’ho messo varie volte. Quando non ho impegni istituzionali mi vesto più casual e quel giorno avevo annullato una conferenza pubblica a Torino".

Ma se lo è comprato da solo?

"No, è un regalo".

Di chi?

"(ci pensa un attimo). Di un amico ma sono passati tre, quattro anni. Non è stile Fonzie, è più elegante (ride)".

Lei è molto attento all’immagine istituzionale: pacata, equilibrata, mai sopra le righe. Stavolta però ha prevalso la passione

"Ma no, dietro il mio atteggiamento pacato, istituzionale c’è un uomo passionale, qualche volta impulsivo come è accaduto venerdì. Sarà per l’influenza della mia città natale, Napoli, sarà per lo spirito toscano: è venuto fuori il sindaco sanguigno".

Molti l’hanno applaudita...

"Come ha detto anche Prodi: chiunque avrebbe perso la pazienza e si sarebbe dato da fare".

In questo caso a rincorrere...

"Era inconcepibile restare indifferente dinanzi a quell’ingiustizia".

I social sono impazziti. I meme li ha visti?

"Non avrei mai immaginato quel fiume in piena".

Quello che le è piaciuto più?

"Il calcio storico, molto divertente. Anche perché non riuscirei nemmeno a immaginarmi in una partita. Andrei a terra dopo qualche secondo".

Il più antipatico?

"Nessuno".

Nemmeno quello che mostrava l’eco-imbrattatore scrivere ’Era meglio Renzi?’

"Ma no, mi sono divertito".

E poi l’accusa di una messinscena...

"Lo trovo meschino e offensivo non solo per me ma soprattutto per la città, per gli agenti presenti, per i restauratori, i vigili del fuoco e anche per voi giornalisti. Una sorta di velato attacco: ’Sapevano ma non lo hanno detto’. Ai limiti della diffamazione pensare che mi metta d’accordo con i manifestanti mettendo a rischio la credibilità mia, e dei miei collaboratori".

Alla fine se la prendono sempre con i giornalisti...

"Eh già".

Ma dopo lo scatto avrà capito l’eco mediatica dell’impresa...

"Mi sono accorto della presenza di fotografi e televisioni solo quando stavamo pulendo la facciata del palazzo ed ero contento che riprendessero tutti, mica me, impegnati a ripulire".

Poi si è scusato per le parolacce. Era necessario?

"Non mi sono pentito di ciò che ho fatto, ma mi sono reso conto di aver usato termini non adeguati al mio ruolo istituzionale". Confronto sì, confronto no. L’attivista ha detto di non essersi pentito...

"Non ho alcun problema a confrontarmi con i movimenti ambientalisti ma chiedo un solo impegno irrinunciabile: non ricorrere più a gesti di violenza, anche solo simbolica, contro l’arte e la cultura per manifestare le proprie idee sull’emergenza ambientale che anche io sento come questione fondamentale".

Il ministro Sangiuliano dice: "Chi rompe paga". E’ d’accordo?

"A me piace più l’idea che questi ragazzi vadano con i nostri Angeli del bello a pulire le facciate dei palazzi imbrattate dai vandali. Sono ore di lavoro, considerando che il danno è di 30mila euro".

Per i sondaggisti ha guadagnato punti. Basta uno scatto come quello?

"Nell’epoca della comunicazione episodi del genere danno moltissima visibilità, è vero. Però se non hai alla base una credibilità, anche la popolarità diventa un fuoco di paglia. E io credo di essermi guadagnato con pazienza e tenacia la mia credibilità in questi nove anni da sindaco".

Erika Pontini

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