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I fantasmi di Napoli invadono Parigi Lo spettacolo in scena al Louvre

Parla l’attrice Mariangela D’Abbraccio: "Fino al 3 luglio, per portare lo spirito di Eduardo in Francia" .

I fantasmi di Napoli invadono Parigi Lo spettacolo in scena al Louvre

di Barbara Berti

FIRENZE

"Un mix di culture e tradizioni per un Europa sempre più unita: là, dove la politica ci prova ma non sempre ci riesce, la cultura e l’arte dimostrano di essere sempre un passo avanti". Così l’attrice Mariangela D’Abbraccio, napoletana verace, presenta “I fantasmi di Napoli“, ideato e diretto da Emmanuel Demarcy-Mota su drammaturgia di Marco Giorgetti, in scena da oggi al 3 luglio al Louvre di Parigi in occasione della mostra "Napoli a Parigi. Il Louvre invita il Museo di Capodimonte", benedetta anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo spettacolo – in francese, italiano e napoletano – è un progetto congiunto del Théâtre de la Ville di Parigi e il Teatro della Toscana, per rievocare lo spirito di Napoli.

Mariangela, che spettacolo è “I fantasmi di Napoli“?

"È un vero e proprio volo in bilico sulla città di Napoli e sui suoi immaginari. Questi fantasmi si insinuano tra le corti del Louvre mai aperte prima, dialogano con le opere, studiano l’italianissima Gioconda che vorrebbero portare indietro, cambiano sala e trovano le meraviglie di Capodimonte".

Un vero e proprio omaggio a Eduardo De Filippo?

"Sì, i francesi ancora conoscono poco Eduardo e anche in Italia non è riconosciuto in tutta la sua grandezza. Lo spirito di Eduardo, in questo spettacolo, ci traghetta come una eco verso altri testi, verso Pirandello, Pessoa, Beckett, Ionesco e Shakespeare. E noi attori portiamo ognuno un po’ di Eduardo".

Lei cosa porta?

"Interpreterò pezzi tratti da varie opere. Soprattutto, il discorso che Eduardo fece a Taormina il 15 settembre 1984, pochi mesi prima della morte: in quelle parole c’era tutto il suo amore per il teatro".

In quell’occasione disse: "Fare teatro sul serio significa sacrificare una vita". E’ così anche per lei?

"Sì, per me il teatro è la vita. Oggi come oggi, poi, è il posto più libero e rivoluzionario che ci sia. E lo pensano in tanti visto che da dopo la pandemia i teatri sono sempre pieni".