
Tribunale
Vantava entrature nei Servizi segreti. Non fosse bastato questo ‘biglietto da visita’ ecco che i clienti, altolocati, entravano in contatto col consulente e intermediario finanziario tramite personaggi al di sopra di ogni dubbio. Una famiglia dell’hinterland pistoiese, zona Santomato, era stata presentata a Gennaro Di Stasi, 54 anni, da un magistrato in servizio fuori Toscana. E si era così convinta della possibilità di trattare una vendita di quote societarie con una notissima banca di Lugano. Invece fu truffata. I rapporti tra la famiglia benestante e il consulente (lautamente retribuito fin dagli acconti) si erano interrotti. E la famiglia aveva presentato un esposto per truffa. In pratica il consulente si era attivato per far rientrare in Italia 650.000 euro, dalla Svizzera, attraverso un conto corrente presso il Credito Sammarinese. Da qui era scaturita l’indagine Finanza e del pm Paolo Barlucchi che aveva disvelato una realtà complessa: la truffa, reati di natura tributaria e almeno un paio di episodi di riciclaggio da parte del consulente che all’epoca lavorava su Firenze. Coinvolto il fratello Saverio Di Stasi, 52 anni, commerciante di calzature in provincia di Cosenza. I fratelli erano stati condannati in I° grado (ottobre 2015) e in appello (giugno 2017): l’intermediario finanziario a 6 anni, il commerciante 4 anni, imputato ‘solo’ di riciclaggio internazionale, non aver fatto operazioni di rientro di capitali dall’estero e invece averne fatte altre per ostacolare accertamenti sulla provenienza dei soldi da San Marino. Era bastato intestare in modo fittizio quote di alcune società. Arrivato in Cassazione, il processo (novembre 2018) le condanne per riciclaggio – solo quelle – erano state annullate. La Suprema Corte aveva accolto in questo senso i ricorsi degli imputati difesi dagli avvocati Francesco Calderaro di Castrovillari, Gianluca Gambogi di Firenze e dal prof. Giovanni Neri di Roma. Ma non era finita. Il processo è ripreso dal II° grado, davanti a un’altra sezione di Corte d’Appello a Firenze, la terza, presieduta dal giudice Paola Masi. Ora il nuovo giudizio sui reati fiscali (tra cui l’utilizzo di fatture false e l’omessa presentazione di dichiarazioni dei redditi), la truffa alla famiglia pistoiese e il riciclaggio.
La Corte d’Appello ha ribadito le condanne precedenti, salvo riconoscere – solo al consulente, Gennaro Di Stasi – attenuanti equivalenti all’aggravante. Ciò ha comportato la riduzione della sua pena a 5 anni e 2 mesi. Novanta giorni per le motivazioni. Il difensore, avv.Gambogi, ha ribadito: "Si tratta di una vicenda molto complessa. L’intera vicenda ruota intorno all’esistenza o meno del reato fiscale, considerato il presupposto del riciclaggio. Leggeremo le motivazioni e valuteremo poi l’opportunità di proporre un altro ricorso per Cassazione".
g.sp.