"Stop al genocidio". C’è chi lo urla con tutto il fiato che ha in gola, c’è chi lo ricorda con un cartello attaccato al petto. "Siamo qui per sostenere la causa palestinese, a scuola è un argomento di cui si parla molto poco" sostengono quattro giovanissime che arrivano da fuori Firenze, indossando l’hijab e rivendicando la loro italianità. Come loro altri ragazzi e ragazze che sulla questione hanno un pensiero univoco: "Sono assassini, uccidono i bambini" riferendosi a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza. La maggior parte dei giovani sa di cosa parla ma tra i manifestanti ci sono anche coloro che non conoscono l’esatto significato della parola genocidio. "C’è tanta, troppa, disinformazione sulla questione palestinese" sostiene Maria, infermiera in pensione che non è la prima volta che scende in piazza per la causa palestinese. Tiziana, casalinga, invece, attacca Biden: "Gli Stati Uniti hanno messo il veto alla risoluzione su Gaza che chiedeva un immediato cessate il fuoco umanitario. Sono disgustata". Molto arrabbiato anche Carlo, un 35enne secondo cui "a Gaza non è in corso un combattimento bensì un bombardamento. Anche le parole hanno il loro significato e su questa vicenda c’è poca chiarezza". Il corteo, dove ci sono persone di tutte le età, scandisce a chiare lettere una richiesta: cessate il fuoco. "Oggi (ieri ndr) sotto il consolato ci sono solo pacifisti. Siamo qui per chiedere la pace" dice Serena, impiegata 33enne che ha partecipato ad altre manifestazioni pro-Palestina e, più in generale, ad altre iniziative contro la guerra. "Vogliamo gridare il nostro dissenso per quanto sta accadendo in Palestina. E tentano di impedircelo" dice Lapo, studente estese che, si ritiene più fortunato dei colleghi del Machiavelli-Cappioni "perché da noi non danno brutti voti se partecipiamo a una manifestazione ma la situazione mediorientale è un argomento che difficilmente si affronta in classe, solo con i professori più sensibili". Per i manifestanti, anche quelli con i capelli bianchi che di "cortei e manganelli" ne hanno "visti tanto in passato", la questione palestinese "non rientra nelle agende dei politici sono per meri motivi economici".
B.B.