Harry’s bar, un simbolo a rischio. "Troppe spese, così chiuderemo"

Il grido d’allarme di Antonio Bechi, titolare col fratello Francesco, del locale di lungarno Vespucci. "Uscite superiori alle entrate, abbiamo tenuto aperto per offrire un servizio e per amore della città"

Antonio Bechi, titolare dello storico Harry’s bar insieme al fratello Francesco

Antonio Bechi, titolare dello storico Harry’s bar insieme al fratello Francesco

Firenze, 10 luglio 2020 - «Se nessuno fa niente e prende decisioni forti è a rischio un simbolo della città". A lanciare l’allarme è Antonio Bechi, al timone, insieme al fratello Francesco, dell’Harry’s bar fiorentino, il locale nato nel 1953 dal fortunato incontro tra Raffaello Sabbatini ed Enrico Mariotti con Arrigo Cipriani, proprio nell’albergo in cui i due ragazzi barman all’epoca stavano lavorando, l’Hotel Excelsior. Quale è il problema principale per voi come per tutte le attività storiche? "Far fronte a canoni di affitto spropositati rispetto a una riduzione delle entrate. Occorrerebbe un aiuto da parte dello Stato e una rinegoziazione del canone di locazione come sottolineato da un accordo siglato in Camera di Commercio. Bisogna arrivare a una norma che regoli i rapporti con i proprietari. Altrimenti la situazione è insostenibile". Con il lockdown e la riapertura cosa è successo? "Abbiamo chiuso da subito, poi però ad aprile abbiamo cominciato con il delivery più che altro per accontentare i nostri clienti. Facevamo le consegne con i taxi. Oggi lavoriamo portando a casa il 20-30 per cento di incassi, rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Questo solo grazie ai fiorentini. Per fortuna, oltre a lavorare con una clientela straniera, negli anni siamo riusciti a consolidare un legame anche con le persone del posto. Ma questo non basta. Le uscite superano nettamente le entrate e noi stiamo attingendo al nostro patrimonio personale". Cosa vi spinge a rimanere aperti? "Lo facciamo per amore della città, per offrire un servizio e per dare un segnale di speranza. Quando cammino e vedo alberghi e attività importanti chiusi mi fa male il cuore. Molto probabilmente è quello che sarebbe successo se anche l’Harry’s Bar fosse finito nelle mani di grandi gruppi internazionali. Io e mio fratello invece siamo legati alla nostra città. Ecco perché continuiamo a rimanere aperti nonostante le perdite quotidiane". Cosa possono fare il Governo, la Regione e il Comune per aiutare uno dei locali monumento della città che a Venezia è stato dichiarato nel 2001 patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali? "Bisogna assolutamente riparametrare i costi sulla base delle entrate. Altrimenti la situazione è insostenibile per noi e per i nostri dipendenti. Sono rientrati a lavoro sette persone su quindi, gli altri sono in cassa integrazione. E questa è una ferita per noi, da sempre siamo una grande famiglia". © RIPRODUZIONE RISERVATA

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