FRANCESCO
Cronaca

Gli Etruschi e l’influenza sul primo ’900

Mauro Pratesi, docente fiorentino, presenta un volume sull'arte italiana degli anni '20 e '30 ispirata all'arte etrusca. Il volume esplora le ricerche archeologiche e le opere di Giò Ponti, Italo Griselli, Libero Andreotti, Corrado Vigni, Arturo Martini, Massimo Campigli e Marino Marini.

Gurrieri

Mauro Pratesi, docente fiorentino nella nostra Accademia di Belle Arti ha appena pubblicato un singolare e stimolante volume dal titolo ‘Gioia degli Etruschi Riscoperta, fascino archeologico, storico, artistico, letterario e di costume nell’arte italiana degli anni venti e trenta’(Silvana Editoriale). In coperta c’è la Chimera di Arturo Martini (1933), terracotta, oggi nel museo d’Arte Moderna di Udine: una Chimera ispirata da quella conservata nel nostro Museo Archeologico, che assai bene sintetizza l’interesse e il successo che ebbe la plastica etrusca nel nostro migliore ’900 artistico e negli scultori in particolare. Un fenomeno – ci dice Pratesi – da mettere in stretta relazione con le scoperte e le ricerche archeologiche del periodo. Si tratta di un interesse maturato fin dalla sua tesi sostenuta con Carlo Del Bravo, con accanto il nostro Quinto Martini (il cosiddetto “minore” per distinguerlo da Arturo). E fortunata fu la coincidenza della discussione della tesi col fatto che l’anno dopo (1985) la Regione (affidandone la cura a Franco Borsi e Omar Calabrese) organizzò il “Progetto Etruschi”, all’interno del quale il contributo di Pratesi poté collocarsi. Ora, dopo decenni di studi e approfondimenti ecco questa ‘Gioia degli Etruschi’ che ci propone un vero e proprio itinerario dell’arte etrusca: la goia della riscoperta e le puntualizzazioni fra arte etrusca e arte del ventennio. Riscoprendo in Giò Ponti, ad esempio, tante opere ceramiche del periodo in cui dirigeva larga parte artistica della Richard-Ginori; e poi la plastica di Italo Griselli e di Libero Andreotti, quest’ultima ispirata all’Apollo di Veio di Villa Giulia. E di codesta via le dirette ispirazioni agli etruschi delle opere di Corrado Vigni, Arturo Martini, Massimo Campigli e persino di Marino Marini (che del resto definiva la sua scultura esplicitamente ‘etrusca’).