"Giù le mani dalla nostra scuola americana"

San Lorenzo si ribella contro la chiusura della Saci, un altro simbolo del quartiere. Ammortizzatori sociali per i 35 dipendenti

di Rossella Conte

"Giù le mani dalla nostra scuola". San Lorenzo, il quartiere che negli anni ha perso uno dopo un altro pezzi di storia, non ci sta. Non ci sta a sopportare la perdita di un altro simbolo. Il rischio chiusura della Saci (Studio Arts College International) preoccupa residenti e commercianti che negli anni hanno condiviso con gli studenti e il personale diverse battaglie a difesa del rione. "La scuola con i suoi dipendenti e ragazzi sono un patrimonio per il nostro quartiere. E non mi riferisco solo all’aspetto economico, visto che si tratta di persone che vivono il nostro quartiere, vengono nei nostri bar e nei nostri ristoranti, ma soprattutto umano. La Saci è un presidio per le nostre strade e i suoi studenti sono un veicolo per promuovere la nostra città nel mondo. Chiediamo alle istituzioni di fare in modo che San Lorenzo non perda un altro pezzo della sua identità" spiega Aldo Cursano, presidente Confcommercio Firenze portavoce delle botteghe storiche di via Sant’Antonino. La scuola, che fu fondata nel 1975 in via Sant’Antonino, ha accolto migliaia di studenti Usa. Prima della pandemia, contava su una media di 300 allievi all’anno, poi col covid sono arrivate le prime difficoltà e i circa 35 dipendenti - fa sapere la Cgil - con contratto di lavoro subordinato sono stati messi agli ammortizzatori sociali (Fis). In realtà, i primi segnali risalgono a ottobre 2019 quando l’azienda cancellò i programmi biennali master, con iscrizioni in aumento, che connotavano e differenziavano Saci nel panorama scolastico. A novembre 2020, prosegue la Cgil, in emergenza Covid, sono partite le prime trattative tra azienda e sindacato per provare a gestire la crisi e immaginare una ripartenza ma senza esiti fino alla doccia fredda della settimana scorsa quando è arrivata la comunicazione di chiusura dei corsi del prossimo autunno per i quali c’erano già stata una cinquantina di preiscrizioni. "Un declino inarrestabile, prima la Ztl, poi il crollo delle Torri Gemelle e le ripercussioni sul turismo, la crisi e ora l’emergenza sanitaria" racconta Aristide Bucchi, titolare del ristorante La Padellaccia e memoria storica del quartiere. Lui ricorda quando negli anni ‘60, il palazzo dei Cartelloni, sede della Saci, ospitava un commissariato di polizia.

"La strada sta cambiando – prosegue -, che qualcuno ci aiuti". Anche Leonardo Croatto di Flc Cgil lancia l’allarme: "Se ora a marzo dici che chiudi i corsi dell’autunno, mandando via studenti che già si erano preiscritti e ora andranno altrove, cosa vuol dire? Forse che il rischio chiusura purtroppo inizia a farsi concreto". Il rischio chiusura preoccupa chi vive e lavora in San Lorenzo. "La scuola porta un’ondata di vitalità in un quartiere abbandonato dai residenti e finito nelle mani di balordi" sottolinea uno storico commerciante Alessandro Amorini. "Le nostre strade sono deserte – conclude Ghissu Mossoumnia, titolare della pelletteria I’ Mago -, passiamo giornate intere senza battere uno scontrino".

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