Giovani e lavoro, un binomio complesso, sul quale c’è molto da approfondire. Per don Giovanni Momigli, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e del lavoro della diocesi di Firenze, il tema è di assoluta priorità. Il sacerdote, che ha un passato da sindacalista, ha scritto una riflessione in occasione del Primo Maggio, e lanciato un’iniziativa pubblica di incontro.
"Il lavoro è una realtà sempre più complessa e in rapido mutamento. - scrive don Giovanni - È necessario integrare la dimensione economica con quella sociale e antropologica, per non ridurre l’integralità dell’esperienza lavorativa ad occupazione, per rivisitare il senso stesso del lavoro, nella vita personale e sociale, e per valorizzare il lavoro e togliere alla rendita una centralità impropria e nociva. Fra le varie questioni va affrontata con determinazione quella legata al mondo giovanile. Occorre domandarsi, ad esempio, su quanto e come la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani e su come ci si pone di fronte al preoccupante numero di giovani che non studiano né lavorano (Neet), quelli che finiscono nelle reti della criminalità, del gioco d’azzardo, del lavoro nero e sfruttato, del mondo della droga e dell’alcolismo". Ed è proprio al rapporto tra giovani e lavoro che l’Ufficio problemi sociali e lavoro della diocesi, intende richiamare l’attenzione con una specifica iniziativa di approfondimento, promossa in sinergia con il Centro diocesano di pastorale giovanile e Giovani Sì della Regione, per giovedì prossimo, 11 maggio, alle 17, nella Sala Pegaso della Giunta Regionale.
"In questo tempo sinodale che come Chiesa stiamo vivendo, riteniamo necessario e urgente riflettere insieme ai giovani, dando loro voce, per far sì che le loro sensibilità, le loro domande, le loro energie e le loro esperienze stimolino davvero il cammino di tutti. - conclude don Giovanni - Sono indispensabili visioni, interazioni e protagonismi nuovi per riflettere più adeguatamente sulle trasformazioni in atto, affinché le nostre letture e i nostri interventi non siano sempre un passo indietro alla realtà. Visioni e interazioni nuove sono pure indispensabili per creare una responsabile e proficua alleanza intergenerazionale e promuovere anche nel mondo del lavoro il primato della persona e del bene comune".