di Olga Mugnaini
Alberto Giacometti (1901-1966) e Lucio Fontana (1899-1968), due giganti che hanno rivoluzionato l’arte del Novecento con un viaggio parallelo ma diverso per analisi e interpretazioni, il primo guardando verso il tempo più remoto, il secondo tendendo al futuro più distante, l’infinito, fra spazio cosmico e mondo naturale.
Eccoli insieme, nelle monumentali sale delle Udienze e dei Gigli a Palazzo Vecchio, per raccontarci Giacometti "La Ricerca dell’assoluto" e Fontana "L’origine du monde", l’origine del mondo, (esposizione anche al Museo Novecento).
"Un colloquio che vuole suscitare domande piuttosto che dare risposte - spiega Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e curatore con Chiara Gatti delle mostre –, per stimolare il dibattito critico e inattese narrazioni attorno ad affinità di pensiero e riferimenti condivisi. Una mostra in cui le opere accostate acquistano la potenza evocativa di un sogno". Opere arrivate dall’Italia e dall’estero, fra cui la Fondazione Lucio Fontana e la Fondation Marguerite et Aimé Maeght e Giò Marconi.
Ma se diverso era il loro sguardo, per entrambi il mondo è un luogo di passaggio, tentando di rappresentare l’immaterialità attraverso la materia, logorata da Giacometti e forata da Fontana. Lo si vede in opere iconiche, presenti in mostra, quali "L’Homme qui marche" e una "Femme debout" del maestro italo svizzero, forme antidiluviane che abitano il tempo, figure umane scarnificate, ridotte all’essenza, prosciugate ma erette in piedi o in cammino su un piano corrugato come di un pianeta ancora in via di formazione. E nei “Concetti spaziali“, grumi di materia, coaguli prebiotici o meteoriti realizzati dallo scultore italo-argentino in bronzo o terracotta. E ancora l’accostamento inedito fra “L’objet invisible“ di Giacometti e la “Signorina seduta“ di Fontana: un confronto teso a studiare il valore formale e semantico del vuoto che le mani sfiorano e disegnano nello spazio, "allegoria della presenza di un’assenza, di un peso immateriale, di un volume incorporeo, rappresentazione di un’attesa, di un desiderio e di una possibilità oltre il visibile".
Ma i riferimenti e le suggestioni sono anche ben altre. Con il titolo “L’origine del mondo“ che prosegue al Museo Novecento, il rimando è proprio al celebre dipinto ottocentesco di Gustave Courbet, col sesso femminile dipinto in primo piano, quale allusione alla forza generatrice della vita umana e del cosmo: "Nuova luce può essere gettata sui suoi ‘’tagli’’, i suoi ‘’buchi’’, le sue rappresentazioni grafiche, eseguiti spesso con gesto primario, infantile - prosegue Risaliti –, come una pulsione istintuale, prima ancora di essere progetto e riproduzione".
Nelle sale delle ex Leopoldine la mostra riunisce una serie di disegni e piccole sculture che permettono di interrogarsi sulla genesi degli Ambienti e Concetti Spaziali.
"Questa esposizione ci offre un’occasione unica per provare a comprendere il rapporto tra passato e modernità e la continuità del dialogo interno al mondo dell’arte e degli artisti", ha detto il sindaco Dario Nardella. "Un inedito progetto espositivo che unisce due giganti del Novecento artistico - ha aggiunto Alessia Bettini, vicesindaca e assessora alla cultura. Per la prima volta le opere di Alberto Giacometti e Lucio Fontana saranno messe a confronto e dialogheranno con gli spazi monumentali di Palazzo Vecchio grazie a un allestimento straordinario. Una mostra unica e imperdibile".