DON FRANCESCO
Cronaca

Gesù è il cibo che dà sempre una speranza

Don Francesco

Vermigli

I ragazzi di oggi (o i ragazzi di sempre?) amano provocare; ma la loro provocazione è solo un modo per iniziare a discutere e per capire meglio. In questi giorni ho incontrato tanti giovani, uno di questi mi chiede di parlare e dice: "Don, guarda, io penso che la gente creda per disperazione, come quando uno non sa più a che attaccarsi… e questa, dimmi, che fede è? Come fa a essere una fede sincera?". Quel ragazzo – nelle sue parole provocatorie, ma inquiete e sincere – aveva forse ragione. È possibile che molti credano in Gesù, dopo che ogni soluzione umana si è mostrata inutile e inefficace. Pensiamo alle situazioni di maggiore sofferenza e dolore; o in generale quelle che ci turbano dal profondo. Sono proprio quelle situazioni che desiderano una parola, un intervento, un aiuto, una consolazione, un conforto. "Io sono il pane disceso dal cielo" dice Gesù di se stesso, nel Vangelo di oggi (Giovanni 6,41-51). Che è poi dire: io sono colui che dà il cibo che ti fa andare avanti, quando tutto sembra finito e senza speranza; io sono quel cibo, cibo di speranza contro ogni disperazione, di vita contro la morte, di rinnovamento. Alla fine dell’incontro, quel ragazzo mi ha detto: "Ma in fondo, che problema potrà mai avere Gesù se ci rivolgiamo a lui, solo perché non abbiamo trovato altra soluzione? L’importante è che lo facciamo: siamo fragili e lui lo sa". Quando la terra non ha soluzioni, non ha parole, non ha forze, c’è ancora una parola, c’è ancora una forza: quella che scende dal cielo per noi.