
La direttrice Hollberg e l'assessore alla cultura Sacchi
Firenze, 5 maggio 2021 - Alla fine la superstar è sempre lui, il David. Ma nelle tappe di avvicinamento, stavolta altri protagonisti entrano in scena. Sculture, dipinti e gessi, spesso sacrificati nella visita al cospetto del capolavoro di Michelangelo, trovano nuova luce in percorso espositivo rinnovato, anche se in maniera temporanea. Da domani anche la Galleria dell’Accademia riapre al pubblico, presentando il lavoro portato avanti in questi mesi di chiusura forzata. Il cantiere non è finito, e proprio per questo, avendo dovuto spostare e movimentare qualcosa come 600 opere, è stato pensato di portare alla ribalta interi settori della collezione solitamente più trascurati dai turisti.
Ecco che, come itinerario obbligato quanto suggestivo, la prima sezione da visitare è quella della dedicata agli Strumenti Musicali, un vero gioiello che raccoglie rari pezzi unici, e che è ora collegata direttamente, tramite un nuovo varco, alle sale delle mostre temporanee. In quest’ultime, con esposizione ravvicinata e valorizzata da un nuovo impianto di illuminazione, ci si immerge nella magia del Rinascimento, grazie ai dipinti che arrivano dalla Sala del Colosso, (il calco in gesso del Ratto delle Sabine del Giambologna) attualmente chiusa per lavori al soffitto.
Tra le opere spostate e ora visibili in diversa collocazione, ci sono infatti la Tebaide di Paolo Uccello, di cui si possono godere le delicate sfumature dei colori che fino adesso si erano perdute. E ancora la meraviglia del cosiddetto Cassone Adimari dello Scheggia, fratello del ben più celebre Masaccio, specialista nella decorazione di arredi domestici e di deschi da parto; Sandro Botticelli, con la Pala del Trebbio, dal nome del Castello mediceo dal quale proviene; mirabili esempi degli esponenti delle più importanti botteghe fiorentine del Rinascimento come, per citarne alcuni, Domenico Ghirlandaio, Lorenzo di Credi, Jacopo del Sellaio, Filippino Lippi e Mariotto Albertinelli.
Insomma, una raccolta straordinaria, una vera e propria summa della pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento che, in questa sistemazione riacquista tutta la sua preziosità Procedendo verso la Tribuna del David, tra I Prigioni dello stesso Michelangelo, il visitatore sarà accompagnato da una folla di personaggi: sono i gessi di Lorenzo Bartolini, solitamente conservati nella Gipsoteca, capolavori della collezione del Museo che fino ad oggi potevano passare inosservati.
“È stata un’impresa oserei dire ciclopica, ricollocare tutte queste opere - spiega Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze - lavori che sistematicamente abbiamo iniziato per risolvere i numerosi problemi conservativi dell’edificio, ci hanno messo di fronte a una grande sfida: ripensare l’assetto espositivo del museo, nel rispetto delle sue collezioni. Sono molto felice del risultato, che ritengo molto accattivante, e di poterlo condividere con il nostro pubblico.” Questo allestimento - immortalato dalle foto donate alla Galleria da Massimo Sestini - è finalizzato al periodo di durata dei diversi cantieri che interessano sia la Gipsoteca che la Sala del Colosso come le sale Bizantine e il primo piano. Da giugno in poi ci saranno aperture e cambiamenti continui. Mentre a luglio termineranno i grandi lavori sull’impiantistica che coinvolgono tutto il museo, che avrà finalmente un nuovo impianto di climatizzazione funzionante in ogni sala.
La Gipsoteca, che ricrea idealmente lo studio di Lorenzo Bartolini, uno dei più importanti scultori italiani a cavallo fra il Sette e l’Ottocento, ospitava circa 450 opere tra busti ritratto, bassorilievi, sculture di varie dimensioni, tutte opere plasmate dall’artista, insieme ad alcuni esempi del suo allievo Luigi Pampaloni. Tutti questi busti e alcune delle sculture che raffigurano personaggi, nobildonne e nobili, intellettuali e musicisti dell’epoca, nonché ninfe e figure mitologiche, abitualmente poco visibili perché posti su alte mensole, si trovano ora a ripopolare in maniera corale il nuovo percorso. Raggruppati per aree tematiche, ci consentono in questa visione ad altezza uomo, di avere uno spaccato della moda dell’epoca, dalle acconciature agli abbigliamenti.
Per l’occasione, riapre appunto il dipartimento degli Strumenti Musicali, da cui inizia la visita al museo. Inaugurato nel 2001, ospita la collezione del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze con circa cinquanta strumenti musicali provenienti dalle collezioni private dei granduchi di Toscana, i Medici e i Lorena, raccolti tra la seconda metà del secolo XVII e la prima metà del XIX. Spiccano tra di essi, la viola tenore e il violoncello di Antonio Stradivari, entrambi parte del quintetto realizzato nel 1690 per il Gran Principe Ferdinando de’ Medici, un violino Stradivari del 1716, un violoncello Nicolò Amati del 1650, una spinetta ovale e un clavicembalo in ebano, entrambi costruiti da Bartolomeo Cristofori. La raccolta conserva anche dipinti di autori come Anton Domenico Gabbiani e Bartolomeo Bimbi, che hanno rappresentato la vita musicale alla corte in quegli stessi anni.