Gaetano Salvemini per sempre

In occasione del 150° anniversario della nascita di Gaetano Salvemini, un grande storico e patriota italiano, si apre a Firenze un convegno per ricordare la sua vita dedicata allo studio della rivoluzione francese, delle lotte popolari nella Firenze medievale e del meridione d'Italia. Fu uno dei maggiori oppositori al fascismo.

Centocinquanta anni fa nasceva un grande italiano: Gaetano Salvemini (1873-1957). Oggi, 5 ottobre, si apre a Firenze un convegno per ricordare questo importante storico e patriota, che spese tutta la sua vita per gli studi sulla rivoluzione francese, sulle lotte popolari nella Firenze medievale e sul meridione d’Italia, e che fu uno dei maggiori oppositori alla dittatura fascista fino dal 1919, quando Mussolini fondò i Fasci di combattimento.

Professore di storia moderna all’università di Firenze, ebbe una vita drammatica. Nel terremoto di Messina del 1908 perse tutta la sua famiglia. Sotto le macerie rimasero moglie e figli e il destino volle che lui fosse l’unico a salvarsi. Nel 1925 fu cacciato dagli studenti fascisti dall’ateneo fiorentino, nella vile indifferenza dei suoi colleghi docenti. Prima in esilio a Parigi e poi negli Stati Uniti, fu un lucidissimo oppositore del nazifascismo. In Francia conobbe, dopo essersi associato a Carlo Rosselli fondando ‘Giustizia e libertà’, due intellettuali cattolici antifascisti di primaria importanza nel panorama politico e culturale di quel tempo: Francesco Luigi Ferrari, rifugiatosi a Bruxelles, e Giuseppe Donati, che fu direttore del Popolo, organo del Ppi, per scelta di don Luigi Sturzo.

Con Giuseppe Donati, che era stato suo allievo all’università di Firenze, Salvemini ebbe un rapporto particolarmente intenso e drammatico, compresa una rottura dovuta alla poca attenzione di Donati ad una frequentazione di un agente dell’Ovra che si spacciava per antifascista. Ma per Salvemini questo rimprovero a Donati non valse nulla, in quanto lo ricordava come brillante studente e grande oppositore del fascismo quando denunciò Italo Balbo quale mandante dell’omicidio di don Minzoni, e De Bono come responsabile dell’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Nel 1931, appena seppe che Donati era morente, scrisse.

"Mi precipitai a casa sua, lo trovai che era già morto. Anche oggi non posso pensare a quell’uomo disteso sul letto di morte, che mi era stato carissimo, senza che mi si formi in gola un nodo di pianto". Il convegno fiorentino di studi su Salvemini è organizzato dall’Istituto storico della resistenza, dalla Fondazione Rossi-Salvemini, dal Circolo Rosselli e dalla Fondazione Matteotti. Salvemini, un esempio di vita da non dimenticare.

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