REDAZIONE FIRENZE

Fondo salariale per i "portaborse" La guerra che divide la Regione

Fumata nera al tavolo della prefettura: prosegue lo stato di agitazione dei dipendenti amministrativi. Due ricorsi al Tar dei sindacati contro la legge che toglie agli assunti per dare ai collaboratori della politica.

Fondo salariale per i "portaborse" La guerra che divide la Regione

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Fumata nera, mercoledì, al tavolo della prefettura, per la vertenza che vede Regione Toscana da una parte e sindacati dall’altra, sull’uso del fondo del salario accessorio per le spese ai collaboratori politici. Prosegue lo stato di agitazione, proclamato dalla Rsu il 27 dicembre. E i rappresentanti dei lavoratori della Regione non escludono altre iniziative, che, in mancanza di un accordo, potrebbero culminare anche in uno sciopero.

Ma c’è dell’altro: con due diversi ricorsi (uno di Cisl e Csa, l’altro di Cgil e Uil), è stata impugnata al Tar la legge della Regione (la numero 2 del 2023) che ha formalizzato che i costi delle indennità (una componente di circa il 40% dello stipendio) per i cosiddetti “portaborse“ (personale che lavora con gli organi politici di giunta e consiglio, incarichi legati alla durata della legislatura e a un rapporto di fiducia) siano pagati usando il fondo del salario accessorio, un contenitore finora servito ad integrare gli stipendi degli amministrativi stabili. Una decisione presa dalla giunta che ha fatto arrabbiare i sindacati perché assunta senza confronto con loro; scelta dettata dall’esigenza, imposta dalla corte dei conti, di parificare il bilancio. Per anni, infatti, questi stipendi erano stati messi nel conto dell’Ente, prassi a cui la giustizia contabile ha detto stop.

La mossa della giunta ha tolto quasi due milioni da questo fondo, da dove vengono prelevate integrazioni salariali (tipo gli straordinari) per i circa 3400 dipendenti della Regione. I sindacati pretendono che quei soldi siano reintegrati e che la legge 2 venga rivista. Su quest’ultimo punto, si consuma anche la battaglia al Tar, in quanto, si apprende da fonti sindacali, "quell’atto è ritenuto illegittimo".

In pratica, oggi, con i soldi destinati ai dipendenti amministrativi, vengono pagati anche i compensi di 172 figure. Di queste, 40 sono dipendenti assunti con regolare concorso, mentre i restanti 132 sono capi di gabinetto, portavoce, responsabili di segreteria: tutti presi con chiamata della politica, i cui stipendi, in alcuni casi, sono anche molto, molto consistenti. Un dettaglio che ha contribuito ad arroventare il clima in seno ai dipendenti. Testimonianza è anche una lettera, inviata alla corte dei conti e alla procura, firmata "gli onesti lavoratori regolarmente assunti", con cui vengono segnalati "ex politici in parcheggio" che guadagnano quanto un dirigente pubblico "ma senza una laurea".

La questione è ben nota anche al presidente Eugenio Giani, che a fine mese potrebbe incontrare personalmente i sindacati.