MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

Firenze non dimentica. La maestra di Nadia:: "La sua poesia resta il grido contro la mafia"

In Regione confronto fra testimoni, familiari delle vittime e studenti

Firenze non dimentica. La maestra di Nadia:: "La sua poesia resta il grido contro la mafia"

Firenze non dimentica. La maestra di Nadia:: "La sua poesia resta il grido contro la mafia"

Era una calda notte di primavera inoltrata quando Firenze venne svegliata dal tritolo della mafia: 27 maggio 1993, l’una e quattro minuti. Era passato un anno e quattro giorni dalla strage di Capaci, in cui morirono il giudice Falcone, la moglie e tre agenti di scorta, quando la mafia tornò a colpire. Non in Sicilia, ma nel cuore della culla del Rinascimento e della cultura. Cinque vite recise: Caterina di appena cinquanta giorni, la sorella Nadia di nove anni, i genitori Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, e lo studente universitario Dario Capolicchio. Quarantotto i feriti, oltre agli ingenti danni al patrimonio artistico del centro storico e degli Uffizi, che potevano essere anche maggiori se l’autobomba fosse stata parcheggiata pochi metri più là, come in effetti era nei piani. La Regione Toscana ricorda la strage, a 31 anni di distanza, e nella sede del governo regionale si sono confrontati i familiari delle vittime, i testimoni, i rappresentanti degli studenti, perché i progetti sulla legalità promossi dalla Regione hanno coinvolto oltre 190 scuole. Nadia Nencioni pochi giorni prima dell’attentato aveva scritto la poesia "Tramonto". E proprio "Tramonto" è stato il nome data all’operazione che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro.

La genesi di quella poesia l’ha spiegata la sua maestra Maria Grazia Mangani: "I suoi compagni hanno pianto tanto per lei. Il ricordo di Nadia rimarrà per sempre in me e in loro. Era una bambina che aveva una grande gioia nel cuore. Pochi giorni prima avevo fatto una lezione sui punti cardinali, nord, sud, est e ovest. E a questo proposito lei mi chiese se poteva scrivere una poesia, Tramonto. Quando lessi i versi conclusivi (il sole sta andando via (a letto)/ è già sera tutto è finito) le chiesi: cos’è che finisce col tramonto? E lei mi rispose: "Maestra, finiscono i giochi. Quando è stato arrestato Matteo Messina Denaro non ho provato nulla, un senso vuoto. Lui, come Totò Riina, non hanno diritto a essere chiamati uomini".

Tanti gli studenti di medie e superiori che hanno affollato la sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, perché, come hanno sottolineato l’assessore regionale Stefano Ciuoffo e Maria Federica Giuliani per il Comune: "La memoria, per essere incisiva e non solo rituale, ha bisogno di essere viva. Deve camminare sulle gambe delle nuove generazioni. È fondamentale trasmettere ai giovani i valori e i sentimenti di legalità e di contrasto ad ogni forma di criminalità organizzata".

Si è parlato anche dei beni confiscati alle mafie, e dopo l’intervento del giornalista antimafia Giacomo Di Girolamo, è stato trasmesso un video di Giovanna Maggiani Chelli, instancabile presidente dell’associazione "Tra i familiari" scomparsa nel 2019. "Aspetto che la verità della strade venga scritta sui libri di storia" disse davanti al Parlamento riunito. "La ricerca di verità e giustizia – ha detto Luigi Dainelli, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage - era fin dall’inizio uno dei nostri scopi. Purtroppo siamo ancora qui ad aspettarle, nonostante i processi, gli ergastoli e la condanna degli esecutori. Già nel 1993 subito dopo la strage, alcuni procuratori dissero che non era solo mafia, che c’era qualche mente più raffinata che aveva suggerito l’attentato. Ma prima di ogni giudizio attendiamo la sentenza".