"Mio figlio è morto, lui è libero. Nel video la volontà di uccidere"

Lo sfogo di Luigi Ciatti dopo le parole del ceceno Bissoultanov accusato dell’assassinio di Niccolò. Ma la giustizia resta un rebus: "Se non si presenta al processo in Spagna, salterà un’altra volta tutto"

Niccolò Ciatti con il padre Luigi

Niccolò Ciatti con il padre Luigi

Firenze, 9 febbraio 2022 - "Stiamo assistendo alla riabilitazione di un povero ragazzo che ha “soltanto“ ucciso mio figlio Niccolò con un calcio, ma lui dice che non voleva uccidere: peccato che c’è un video, non un fotomontaggio, che lo riprende e che dimostra chiaramente la sua volontà di uccidere. Lui assassino libero, mio figlio condannato a morte perché quella sera era in discoteca a ballare: sì è così, Niccolò è stato ucciso con un calcio dato da un ceceno che sta girando libero in Spagna adesso, ma può andare e fare quello che vuole perché lui è un assassino vero e libero. Vogliamo giustizia per Niccolò". Così Luigi Ciatti, padre di Niccolò, commenta le dichiarazioni del ceceno Rassoul Bissoultanov, il principale imputato per l’omicidio del giovane di Scandicci, delitto avvenuto nell’agosto del 2017 a Lloret de Mar, dove il 21enne si trovava in vacanza con gli amici. "Non sono un assassino, la morte del ragazzo è stata un incidente - ha detto Bissoultanov in una conferenza stampa in Spagna -, non fuggo dalla giustizia però voglio essere giudicato qui perché non mi fido della giustizia italiana". Il suo legale, ha definito "fascista" la legge italiana che consente il processo in assenza dell’imputato. Dopo più di quattro anni in cerca di giustizia per suo figlio, Ciatti si dice "deluso e amareggiato". "E a questo punto sono anche perplesso sul senso della giustizia - ha proseguito -, lui ha strappato la vita a mio figlio e ora dice che è stato un incidente. Mi auguro che che si arrivi comunque a una sentenza, e che venga inflitta la pena massima possibile". Ma sul procedimento che il 30 maggio inizierà a Girona, dove Bissoultanov è “ricomparso“ nei giorni scorsi, andandosi a prendere la notifica della nuova udienza, grava sempre l’incognita della legge spagnola. "Sappiamo che in Spagna il processo si può fare solo se l’imputato è presente - ha affermato ancora il babbo di Niccolò -, per cui basta che Bissoultanov non si presenti e sarà tutto bloccato". Il 17 marzo intanto è attesa la decisione della corte di assise di Roma, che dovrà rigettare o accogliere l’eccezione di incompetenza territoriale presentata dagli avvocati del ceceno. Se i giudici diranno che la giurisdizione è italiana, spiega l’avvocato dei Ciatti, Agnese Usai, allora il processo che si sta celebrando a Roma andrà avanti, ma quello in Spagna, che durerà una settimana, finirà sicuramente prima: "Se i due paesi non si mettono d’accordo - ha spiegato Usai - vince chi finisce prima". In quest’ottica Bissoultanov andando a processo anche in Spagna potrebbe evitare il carcere a vita: la pena richiesta sarà infatti di 24 anni. Se invece sarà riconosciuta la giurisdizione spagnola, allora il processo in Italia si bloccherà. A quel punto, ipotizza l’avvocato Usai, Bissoultanov potrebbe scegliere di sottrarsi anche al procedimento in Spagna, "dove non è previsto il processo in contumacia", e restare così impunito. "Se per caso la corte di assise di Roma decide che l’Italia non ha giurisdizione - ha concluso Luigi Ciatti -, allora questo ceceno se la caverà e resterà libero e tranquillo, la colpa sarà di Niccolò che quella sera è andato a ballare in discoteca ed è stato ucciso con un calcio alla tempia".  

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