Firenze, agente ferito da un pezzo di ceramica lanciato da un detenuto del carcere di Sollicciano

L’aggressore è recluso anche per aver ucciso un compagno di cella a Velletri. La denuncia della Cgil Funzione Pubblica

Il carcere di Sollicciano

Il carcere di Sollicciano

Firenze, 21  aprile 2024 – Un agente della polizia penitenziaria del carcere di Sollicciano a Firenze è stato ferito al volto dopo che un detenuto ha lanciato un pezzo di ceramica divelto da un bagno: il poliziotto colpito ha riportato «una profonda ferita vicinissimo all'occhio destro», motivo per cui è stato «portato al pronto soccorso per le cure e i punti di sutura». Lo rendono noto Donato Nolè e Giulio Riccio, coordinatore e vice coordinatore regionale Fp Cgil polizia penitenziaria spiegando anche che protagonista dell'accaduto è stato «un detenuto omicida»: «È lo stesso che aveva ucciso il suo compagno di cella brasiliano nel carcere di Velletri l'estate scorsa ed è noto per le sue continue violente aggressioni. Era finito in carcere per reati commessi sotto l'effetto di alcol e droghe e aveva anche ferito gli agenti della Polizia di Stato durante l'arresto danneggiando alcune auto della Polizia».

Sulla dinamica di quanto accaduto la Fp Cgil spiega che il «detenuto omicida, ristretto nel carcere di Firenze Sollicciano, dopo essersi reso protagonista poco dopo l'ora di pranzo di due aggressioni con calci e pugni ai poliziotti penitenziari in servizio nel tentativo di impossessarsi le chiavi del reparto detentivo è riuscito a scagliare un pezzo di ceramica divelto dal bagno che ha colpito al volto uno dei poliziotti penitenziari intervenuti per calmarlo». «Facciamo gli auguri di pronta guarigione al collega che stavolta ha rischiato di perdere un occhio - afferma Mirko Manna, coordinatore nazionale della Fp Cgil polizia penitenziaria -. Anche i migliori propositi sanciti dalla nostra Costituzione non servono a nulla senza un adeguato numero di personale di Polizia penitenziaria con adeguata preparazione e con indirizzi di intervento chiari e certi. Con queste lacune, è impossibile sia garantire una condizione detentiva utile e dignitosa, ma soprattutto è diventato impossibile anche lavorare in sicurezza», «serve un piano di assunzioni reale e concreto, non come quello in atto che non è sufficiente nemmeno a sostituire il personale che va in pensione ogni anno»