REDAZIONE FIRENZE

Fatture false per 60 milioni, ’Perseo’ nei guai

La Finanza indaga su tre rappresentanti del consorzio che si occupa di gestione magazzino e logistica. Sequestrati beni e terreni

Il fisco sarà anche vorace, varietà ed entità di tributi e balzelli tolgono il sonno agli italiani. Poi però vengono scoperte evasioni clamorose e si rilancia l’assunto del ‘se tutti pagassero il dovuto, sempre, alla fine tutti pagheremmo meno’.

Scoperto un vortice di fatture false per 60 milioni, finalizzato a recuperare dallo Stato l’Iva (altrimenti non dovuta) posta a credito, finanzieri coordinati dal Procuratore Aggiunto Gabriele Mazzotta e dal Sostituto Fabio Di Vizio, hanno eseguito, su richiesta dei pm avallata dal giudice Federico Zampaoli, il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e di liquidità per circa 13 milioni. Colpiti dal provvedimento di sequestro i 3 maggiori rappresentanti del Consorzio di Cooperative "Il Perseo ARL", sede in via Einstein, a Campi Bisenzio. un sequestro nei confronti del Consorzio e dei tre ex componenti del CdA, presidente e consiglieri. Fernando T., 58 anni, leccese, residente a Firenze, da due anni amministratore unico di ‘Perseo’ in luogo della formazione societaria precedente; Francesca C., 36, nata e residente a Firenze (ha già fatto ricorso), Alessandro M., 40 anni, pratese, residente a Montemurlo. Oltre a loro – indicati quali presunti maggiori responsabili in ragione dei ruoli apicali nel Consorzio – 11 sono gli altri indagati.

Sequestrati 30 terreni agricoli nei comuni di Vicchio, Fiesole, Firenze e Bagno di Romagna; 5 abitazioni di tipo civile a Firenze, Montemurlo, Forlì; 4 tra magazzini e autorimesse a Vicchio, Firenze e Montemurlo: una barca da diporto di 15 metri, quote societarie e liquidità sui conti per circa 2 milioni.

Al centro della vicenda il Consorzio campigiano. Si occupa di Gestione magazzino e logistica (60% delle sue attività), dal ricevimento delle merci con controllo, allo stoccaggio, confezionamento e imballo dei prodotti fino al carico dell’ordine; distribuzione (30%), ritiri e consegne anche nazionali; servizi di call center (assunzione ordini, promozione nuovi articoli) e pulizie di uffici e magazzini.

Spiega il capitano Concetta Spatrisano del 1° Gruppo Tutela Entrate del nucleo di polizia economica finanziaria: "Il consorzio di cooperative otteneva contratti d’appalto subito affidati in subappalto a cooperativa di lavoratori consorziata. Questa fatturava nei confronti del consorzio "prestazioni di servizi" che poi vantava il credito d’imposta. Mentre la consorziata di turno accumulava di contro debiti significativi. Venivano cioè traslati in capo alle stesse (società ‘decotte’, destinate a chiudere e a trasferire dipendenti e appalti a una nuova società, ndc) responsabilità rispetto alla successiva insolvenza e ai mancati versamenti d’imposta". Nel mentre il Consorzio si permetteva di applicare prezzi concorrenziali.

L’indagine riguarda il quadriennio 2014-2018. Trae origine da una verifica fiscale, documentale, informatica, che ha portato alla luce una frode fiscale complessa. Ricostruiti i debiti fiscali, importanti, attraverso una analisi del rischio fatto su criticità e anomalie fiscali".

Sistema _ Intorno al Consorzio ruotava una galassia di società coop i cui dipendenti erano di fatto dipendenti del Consorzio. Le fiamme gialle ne hanno contate ben 59, definitive accumulatrici seriali di Iva e utilizzate dal consorzio per la frode, raggiungendo, tra il 2002 e il 2018, un debito tributario di 23 milioni.

giovanni spano